Addio test del Psa per “scovare” il cancro della prostata: il Dipartimento di urologia dell'Istituto scientifico universitario San Raffaele e Laboraf diagnostica e ricerca San Raffaele, grazie a uno studio coordinato da Giorgio Guazzoni, hanno infatti dimostrato l'efficacia significativamente maggiore, rispetto ai marcatori per il carcinoma prostatico sino a oggi disponibili, del nuovo -2proPsa e dei suoi derivati (%p2Psa e phi). Un sistema che, secondo le stime, potrebbe ridurre del 30% il numero di pazienti sottoposti inutilmente a biopsia.
Il carcinoma prostatico - ricorda una nota dell'Irccs di via Olgettina - è il tumore maligno non cutaneo più diffuso tra la popolazione maschile: in Italia se ne registrano 43 mila nuovi casi l'anno, con circa 7.500 morti. I pazienti con un nuova diagnosi di cancro alla prostata rappresentano il 35% dei malati sottoposti a biopsia per un sospetto alla visita o all'ecografia della prostata o più frequentemente per un valore alterato del Psa. Questo studio, che definisce un cambiamento radicale nell'approccio diagnostico e terapeutico a questa patologia - evidenzia una nota - è stato presentato all'83esimo Congresso della Società italiana di urologia in corso a Milano: ha coinvolto circa 700 pazienti con sospetto tumore alla prostata o diagnosi accertata e ha confermato che la molecola -2proPsa, insieme ai suoi due valori derivati, rappresenta un marcatore più accurato rispetto a Psa totale e Psa libero nell'identificazione della malattia. Gli esperti assicurano che il -2proPsa è in grado di garantire non solo una più accurata identificazione del tumore prostatico, ma anche una migliore definizione dell'indice di aggressività della patologia.
Fonte: Adnkronos
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