Dolore al petto, ma con esami di routine nella norma e coronarografia 'senza stenosi significative'.Casi in cui il cuore appare sotto controllo ma a volte solo perché gli esami no hanno evidenziato il rischio di infarto 'nascosto'. Un pericolo soprattutto al femminile contro il quale è stata messa a punto dall'equipe di Massimo Fioranelli e Paolo Pavone della Clinica Mater Dei a Roma, un 'modello diagnostico integrato' che fonde cardiologia e diagnostica per immagini, clinica e tecnologia. Una metodologia considerata efficace anche oltreoceano e che ha portato ad un gemellaggio tra gli esperti del Texas Heart Institute di Houston e la struttura sanitaria romana, che prevede un appuntamento al mese, a distanza, per studiare i casi clinici più complessi e quindi fondere le diverse esperienze. La tecnica, inoltre, sarà al centro di un convegno internazionale organizzato dalla Mater Dei insieme al St.Luke's Episcopal home of Texas Heart Institute di Houston e la Yale University che si inaugura lunedì a Roma, al Senato della Repubblica.
"Sono sempre più frequenti i casi di pazienti, spesso donne e sempre più giovani, che si presentano al pronto soccorso lamentando un dolore al petto - spiega Massimo Fioranelli, cardiologo, responsabile del Centro cuore della Mater Dei - e in molti casi vengono sottoposte a esami di routine e rimandate a casa perché tutto è nella norma. In altri casi il quadro viene approfondito con un'angiografia coronarica che, a volte, può dare esito negativo o meglio evidenzia stenosi (cioè restringimenti delle arterie) non significative e, quindi, la donna viene tranquillizzata. Ma l'angiografia coronarica, pur restando un esame insostituibile, ha dimostrato di avere dei limiti: ci consente, infatti, di vedere l'interno dei vasi ma non la parete ed è proprio qui che si forma la malattia coronarica responsabile dell'infarto". Ci sono casi, spiega l'esperto, in cui la coronarografia classifica come non significative, dal punto di vista emodinamico, placche responsabili di futuri eventi coronarici. Nell'80% dei casi di infarto miocardico acuto, infatti, la colpa è da attribuire a placche non significative dal punto di vista angiografico che, quindi, sfuggono ai test tradizionali. Il modello diagnostico integrato messo a punto alla Mater Dei consente di scoprire proprio quei pazienti che 'sembrano' sani ma che, in realtà, non lo sono.
Fonte: AdnKronos
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