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Scoperta variante genetica che regala fattori protettivi contro malattie cardiovascolari

Cardiologia | 08/11/2010 12:06

Un passo in avanti verso la carta d'identità degli 'angeli custodi' del cuore: varianti genetiche che regalano fattori protettivi contro infarto, icuts, eventi coronarici e più in generale contro tutte le malattie cardiovascolari, al primo posto nella classifica mondiale delle patologie killer. Uno studio internazionale coordinato dall'Istituto Auxologico italiano di Milano e dall'università scozzese di Glasgow, pubblicato su 'Plos Genetics', ha scoperto una variante del Dna associata a un minor rischio di pressione alta e attacchi cardiovascolari. Ciascuna copia della nuova 'variazione-angelo' riduce del 7,7% gli incidenti potenzialmente fatali a cuore e vasi. E poiché ogni persona può averla in doppia copia, questi eventi possono diminuire di oltre il 15%.

La variante individuata si trova nel gene 'Umod' che abita nel cromosoma 16. Un mattoncino di Dna che codifica per una proteina renale chiamata uromodolina (o proteina di Tamm Horsfall) ed espulsa con le urine. I portatori di questa mutazione presentano anche meno uromodulina nelle urine, elemento che suggerisce un ruolo della proteina nel controllo della pressione arteriosa. E poiché l'azione dell'uromodulina dipende da meccanismi che coinvolgono il metabolismo del sodio, il nuovo studio 'inchioda' definitivamente l'abuso di sale a tavola come una cattiva abitudine da eliminare per salvarsi il cuore. La ricerca è stata condotta sul Dna di quasi 40 mila persone nell'ambito della rete di eccellenza del progetto 'InGenious HyperCare', finanziato dalla Commissione europea, che vede la collaborazione di 31 gruppi (compresa una piccola media impresa) in 13 Paesi del Vecchio continente. E' noto che l'ipertensione, primo responsabile della mortalità globale, dipende dall'interazione di fattori ambientali ed ereditari. Tuttavia - sottolineano gli esperti dell'Auxologico di Milano - le varianti genetiche finora identificate riescono a spiegare solo l'1-2% della differenza di pressione arteriosa all'interno di una popolazione. Ciò significa che restano ancora molte varianti da scoprire, e una di queste è stata 'smascherata' dal nuovo studio.

"Riteniamo che la variante genica scoperta - spiega in una nota Anna Dominiczak, Regius Professor di medicina e direttore del Collegio di scienze mediche, veterinarie e della vita dell'università di Glasgow, fra i coordinatori del progetto - ci dia nuove informazioni sui meccanismi dell'ipertensione e ci possa aiutare a identificare bersagli per nuovi approcci farmacologici". Per capire quali varianti genetiche sono in gioco in una malattia comune come l'ipertensione, ricordano gli specialisti, si deve passare in rassegna l'intero Dna (in gergo tecnico 'Genome-Wide Association Study'), ossia devono essere analizzate più di 500 mila varianti (Snp) attraverso tutto il genoma umano. Mentre precedenti studi 'Genome-Wide' sulla pressione erano stati condotti su popolazioni con un vasto spettro di livelli pressori, indagando quindi più la genetica della pressione che quella dell'ipertensione, i ricercatori milanesi e scozzesi hanno preferito studiare persone con pressioni arteriose ai due estremi opposti. Hanno cioè confrontato individui con ipertensione marcata o, al contrario, con pressione completamente normale.

Il Dna di queste persone con pressioni ai due estremi è stato fornito grazie alla collaborazione con l'università di Lund, in Svezia. Le repliche dei dati iniziali sono state rese possibili da una collaborazione ancora più ampia, con altri gruppi di ricerca fra Regno Unito, Italia, Olanda, Svizzera, Irlanda e Stati Uniti. In tutto sono stati analizzati geneticamente 39.706 individui: 21.466 con ipertensione conclamata e 18.240 normotesi.

Così è stata scoperta la nuova variante protettiva nel gene per l'uromodulina. Una proteina renale nota da moltissimi anni, precisano i ricercatori. E' una delle sostanze presenti in maggiori quantità nelle urine, ma finora la sua funzione era sostanzialmente misteriosa. "La nostra scoperta che una variazione nel gene promotore dell'uromodulina, una variante che riduce la produzione di uromodulina, è associata a valori più bassi di pressione arteriosa e a un minor rischio di eventi cardiovascolari - afferma Alberto Zanchetti, direttore scientifico dell'Istituto Auxologico, coordinatore della rete 'InGenious HyperCare' e co-coordinatore del nuovo studio - fa ritenere che l'uromodulina sia coinvolta nei meccanismi di regolazione della pressione". "L'uromodulina - continua Zanchetti - è prodotta specificamente da una parte del rene, la porzione spessa del tratto ascendente dell'ansa di Henle, che come sappiamo svolge un ruolo importante nel riassorbimento del sodio. E' ragionevole perciò supporre che questa proteina partecipi alla regolazione e alla sregolazione della pressione attraverso un meccanismo legato al sodio". Dominiczak e Zanchetti concludono così: "E' necessario proseguire negli studi per meglio conoscere quanto importante sia il gene Umod e la sua proteina, ma crediamo che i nostri studi appoggino in misura rilevante la storia del coinvolgimento del sale nell'ipertensione".

Fonte: Plos Genetics

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