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Sic 2/ Il Congresso: una vetrina per le più importanti scoperte scientifiche (di Raffaele Bugiardini, coordinatore dell'evento)

Cardiologia Redazione DottNet | 13/12/2010 19:59

Il Consiglio Direttivo e le Commissioni del Congresso si sono impegnate a restituire alla Università parte della dignità che le era stata sottratta, per far crescere nuovi stimoli di ricerca e consentire ad essa di affrontare nuove sfide. Noi ci siamo impegnati a fare ciò e al di là dei risultati dobbiamo essere orgogliosi quanto meno del nostro impegno. Noi abbiamo rifiutato la logica del declino. Il Consiglio Direttivo e la Commissione del Congresso si sono rimboccati le maniche e hanno cercato di rendere il Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia un congresso che unisse le più importanti acquisizioni scientifiche sia a livello nazionale che internazionale, e il tutto mentre il Paese si trova nelle secche della crescita economica zero.

E’ naturale quindi che il Consiglio Direttivo e la Commissione del Congresso sentano come primo dovere quello di ringraziare tutti voi colleghi che avete partecipato al congresso per quanto avete fatto. Lo avete fatto per voi stessi, per i vostri collaboratori, e per il senso riconosciuto di appartenenza universitaria. Dobbiamo rivendicare a viso aperto questa nostra capacità di produzione scientifica. Soprattutto in un momento come questo in cui riemergono nel nostro paese antichi e mai sradicati pregiudizi nei confronti dell’Università. Quando figure di primo piano delle istituzioni e del mondo dei mass‐media si spingono a dipingere come impresentabile l’Università italiana senza che si alzi una sola voce dal mondo della politica a smentire quello che noi riteniamo un’autentica falsità. E se non lo fanno loro dobbiamo farlo noi e il Congresso Nazionale di Cardiologia può essere un ottimo veicolo per questo messaggio. Il Congresso di Cardiologia si rivolge non solo ai medici universitari ma a tutti coloro che praticano assistenza cardiologica di ottima qualità anche se non hanno come compiti istituzionali la ricerca e l’insegnamento.

Per tutti questi anni e anche quest’anno abbiamo cercato di fare in modo che il contenuto del convegno si rivolga ai cardiologi accademici e ai cardiologi che praticano nel territorio e nelle strutture accreditate, nel loro comune dovere di aiutare i malati di cuore. Non si può ignorare che un’educazione medica basata sullo studio e sulla ricerca sia un indispensabile ingrediente per una eccellente qualità di assistenza. Per fornire la migliore qualità di assistenza e di cura c’è molto da sapere, ma ancora di più c’è molto da imparare specialmente in una realtà come quella attuale in cui gli avanzamenti in termini di tecnologia e ricerca applicativa sono praticamente costanti. Il Congresso di Cardiologia non si limita a trattare la “scienza cardiologica medica” ma si allarga a toccare un altro importante aspetto della nostra vita professionale: “l’arte medica”. Non dobbiamo dimenticare infatti quella preziosa e unica interazione che si crea tra il paziente e il medico cui ha affidato la propria fiducia, interazione basata su valori quali l’umanità e la reciproca e totale confidenza.

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Vorremmo inoltre guardare al prossimo futuro; molte persone e anche molti medici sono pessimisti sullo stato della medicina in Italia, ma stanno sbagliando. Il futuro della cardiologia è particolarmente promettente per i nostri giovani medici e per i nostri pazienti. E’ innegabile infatti che i nostri centri accademici stanno producendo una nuova generazione di brillanti dottori e dottoresse capaci di fornire un eccellente standard di cura come specialisti delle malattie cardiovascolari e il tutto malgrado le dure restrizioni economiche del momento. Un’attenzione speciale va rivolta al coinvolgimento di giovani studenti, giovani specializzandi e giovani dottori in ricerca e, tema ancora non affrontato appropriatamente, a giovani che provengono da comunità sottorappresentate nel nostro Paese o di altre nazioni della Comunità europea e non. Il 71esimo Congresso trova spazi adeguati per loro affinché essi si riconoscano nel nostro sistema. E’ sui giovani tutti, italiani e non, che lavorano nel nostro Paese e quindi per i nostri pazienti su cui noi dobbiamo fondare il nostro futuro. E’ ad essi che si rivolgono le nostre aspettative, nella consapevolezza che è nostro precipuo compito aiutarli nell’intraprendere la ricerca scientifica. Vogliamo ritrovare il senso della nostra appartenenza a una comunità aperta ad ogni influenza scientifica positiva. Non una comunità etnica, non una comunità di sangue ma una grande Università aperta a riconoscere negli emigrati una risorsa intellettuale ed economica.  Il 71esimo Congresso Nazionale di Cardiologia ha quindi l’ambizione di iniziare un cambiamento dell’Università e della ricerca scientifica in Italia, modernizzarla e ridarle vitalità e gusto per la competizione. Una missione difficile e rischiosa. Una missione che può apparire persino impossibile. Ma è una sfida che come classe universitaria dobbiamo affrontare insieme, se vogliamo costruire per il nostro Paese un futuro all’altezza delle sue risorse, dei suoi talenti e delle sue ambizioni.

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