Il Dottorato di Ricerca fu introdotto con DPR 382/1980 dal ministro Ruberti nell’ambito di un ampio progetto di modernizzazione del sistema universitario italiano. Negli anni successivi, la comunità accademica, piuttosto che trasformarlo nel massimo livello della formazione universitaria, adeguando i curricula e il titolo di studio a quello che negli anni seguenti sarebbe stato richiesto dalla strategia comunitaria di armonizzazione dei percorsi formativi, ne fece semplicemente una via preferenziale per l’accesso alla carriera universitaria, peraltro non da tutti applicata.
Da quando il titolo è stato introdotto – e sono passati esattamente trent’anni – avendo speso anche una notevole quantità di fondi ad hoc destinati, la maggior parte dei PhD hanno avuto e incontrano tuttora difficoltà a veder considerato il loro titolo come preferenziale per le richieste del mondo del lavoro, a differenza di quello che accade negli altri paesi europei ed extraeuropei del mondo occidentale. L’art. 19 del DDL Gelmini che peraltro, al momento in cui viene scritto questo articolo è stato approvato soltanto dalla Camera dei Deputati, ma non si sa se sarà approvato dopo il 14 Dicembre 2010 dal Senato della Repubblica, stante la possibile crisi di Governo, introduce delle innovazioni, come ad esempio, la possibilità di associare al dottorato contratti di apprendistato facilitando così il collegamento con le imprese o con gli Enti di Ricerca, la possibilità di associare il Corso di Dottorato di Ricerca (senza borsa) con il godimento di un Assegno di Ricerca, nonché la possibilità di accorciare la durata del Corso di Dottorato, da tre a due anni, se svolto in concomitanza con il Corso di specializzazione (ovviamente in questo caso il dottorato si svolge senza borsa di studio). Le innovazioni contenute nel DDL Gelmini, chieste appunto durante la riunione della Consulta, permetterebbero di accorciare il percorso formativo dei Giovani Cardiologi più propensi all’attività di ricerca consentendo di cooptarli al Dottorato subito dopo la Laurea e non soltanto alla fine del Corso di Specializzazione, a circa 30 anni, laddove la maggior parte deo giovani cercano già una sistemazione vera e propria nel mondo del lavoro, nel caso dei Cardiologi nel SSN o nell’Università dove al momento attuale, com’è a tutti noto, le possibilità di collocazione sono particolarmente ridotte. Ulteriori passi dovrebbero essere poi fatti dagli Atenei: a) puntando al collegamento con il mondo del lavoro, con gli Enti di Ricerca, con gli IRCS e con le Industrie farmaceutiche o di device; b) migliorando l’organizzazione dei corsi, ad esempio allineando l’avvio dei cicli di dottorato con l’inizio dell’anno accademico; c) istituire all’interno del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dei precoci “percorsi di eccellenza” in modo da avviare molto prima il “recruiting” dei futuri dottorandi, intercettando i nostri migliori laureati prima che si disperdano subito dopo la Laurea Magistrale; d) rendere i nostri Corsi do Dottorato competitivi e “appealing” in modo da attirare gradatamente laureati da altri paesi; e) Attribuire le borse di dottorato sulla base del merito dei laureati e della produttività scientifica dei dipartimenti e dei Centri dove si svolgono le attività di studio e ricerca.
Altri punti qualificanti affrontati durante la Consulta sono stati:
a) le modalità da perseguire per avere curricula parzialmente in comune tra i differenti Dottorati ed in linea con curricula europei;
b) la creazione di un maggior numero di Corsi di Dottorato di Ricerca internazionali, soprattutto con paesi della Comunità Europea;
c) la valorizzare del titolo di Dottore di Ricerca non soltanto nell’ambito dei titoli valutabili per l’inizio della carriera universitaria ma anche per l’assunzione negli IRCS, negli Ospedali ed enti di Ricerca, al CNR, da precisare meglio nei decreti attuativi della riforma universitaria, attualmente in itinere;
d) l’azione sul Governo ed sul MIUR per ottenere un adeguamento della Borsa di Studio del Dottorando agli standard europei;
c) l’opportunità di creare un network di ricercatori universitari in campo cardiovascolare;
d) la concorde volontà di istituzionalizzare la Consulta con un Meeting annuale a Erice.
La Fondazione Italiana Cuore e Circolazione – Onlus e la Società Italiana sono convinte che i giovani cardiologi in formazione e i giovani cardiologi specialisti che intraprendono percorsi di ricerca post‐laurea (Assegnisti di Ricerca e Dottorandi di Ricerca), rappresentino la linfa dalle futura cardiologia italiana, specialmente di quella accademica. A questa prima iniziativa abbiamo quindi dato grande importanza nella prospettiva della creazione di una Rete di Dottorati in Scienze Cardiovascolari.
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
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