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Congresso Sigo: in Italia mancano i consultori e i medici

Ginecologia Redazione DottNet | 15/12/2010 16:00

Consultori pubblici 'in sofferenza' nel nostro Paese. Queste strutture, nate nel 1975, sono infatti insufficienti per numero: sono 2.097, circa il 30% in meno di quanto necessario. Inoltre, non hanno un adeguato personale: solo nel 4% dei casi operano tutte e 8 le figure professionali previste. Spesso, infine, sono incapaci di assolvere a tutti i loro compiti, con solo una minima parte che, ad esempio, garantisce i colloqui con gli adolescenti. Il punto della situazione e' stato fatto oggi a Roma in occasione del convegno 'Adolescenti, sesso, internet e tv: comportamenti virtuali e rischi reali - A 35 anni dalla nascita dei consultori le esigenze dei ragazzi oggi' organizzato dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo). "Il consultorio familiare - ha ricordato Giovan Battista Ascone, direttore dell'Ufficio X, Tutela della salute della donna e dell'età evolutiva, del ministero della Salute - è il luogo della prevenzione e della cura del disagio legato al ciclo di vita personale e di coppia e ha tra i compiti istituzionali primari il sostegno alla donna e alla famiglia e in particolare alla genitorialità. Nonostante gli sforzi compiuti per offrire servizi efficaci, il numero dei consultori familiari è andato negli anni contraendosi, un po' per accorpamento, un po' per vere e proprie chiusure".

Secondo l'esperto, "di fatto nel tempo i consultori familiari non sono stati, nella maggior parte dei casi, ne' potenziati ne' adeguatamente valorizzati. Solo poco più della metà delle Regioni italiane ha recepito il Progetto obiettivo materno infantile (Pomi) del 2000: attualmente in Italia esistono 2.097 consultori pubblici. La regione che ne conta di più è l'Emilia Romagna che ne ha 204, in coda c'è il Molise con 7 strutture". Secondo i dati del rapporto 'Organizzazione e attività dei consultori familiari pubblici in Italia anno 2008' del ministero della Salute, la qualità della sede consultoriale è giudicata dagli operatori buona per il 55%, mediocre per il 29% e solo il 3% delle sedi consultoriali viene definito fatiscente. Nel 4% dei casi sono presenti 8 figure professionali, nel 21% ve ne sono 6-7; nel 45% quattro o 5 e nel 23% da 1 a 3. Le figure più presenti sembrano essere, rispettivamente, quella dell'ostetrica, dello psicologo, dell'assistente sociale e del ginecologo, ma in molti casi non sono presenti contemporaneamente nella stessa struttura consultoriale, così da rendere spesso difficile l'attività di equipe.

Per quanto riguarda i giovani, per i corsi di educazione sessuale l'adesione delle Regioni è stata quasi totale. Si è visto invece che la percentuale di ore dedicate ai colloqui con gli adolescenti è in alcuni casi bassa o quasi inesistente. La Regione che meglio fornisce questo servizio si è rivelata la Toscana, con un dato del 91%. "Il rapporto - ha commentato il consigliere nazionale Sigo, Emilio Arisi - dimostra che la situazione varia enormemente di regione in regione. La Toscana, con il 91%, è quella che meglio fornisce questo servizio quasi inesistente, invece, in Veneto e nel Lazio. I corsi di educazione sessuale sono garantiti nel 100% dei consultori in Umbria e Valle d'Aosta, appena nel 27% in Abruzzo".

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Dovrebbero arrivare domani sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni per l'approvazione le linee di indirizzo per la promozione della sicurezza e l'appropriatezza del percorso nascita e per la riduzione dei tagli cesarei. Lo ha affermato il direttore dell'ufficio Tutela della salute della donna del ministero della Salute Giovan Battista Ascone, a margine del convegno. Le linee di indirizzo, ha ricordato Ascone, puntano tra l' altro alla riduzione e razionalizzazione dei punti nascita che registrano meno di 500 parti l'anno. Sono anche previsti standard organizzativi e tecnologici per uniformare i servizi di tutti i punti nascita sul territorio nazionale. L'obiettivo è infine anche quello di promuovere una carta dei servizi del percorso-nascita ed un monitoraggio delle attività previste per le strutture. Sulla base degli ultimi dati disponibili e relativi al 2008, gli aborti tra le under-19 in Italia sono stati 10.375. Una cifra ''significativa'', anche se il nostro Paese presenta tassi di abortività giovanile ''tra i più bassi in Europa'', confermano alla Sigo. Il tasso di abortività giovanile in Italia è infatti pari a 7.2, contro il 24 dell'Inghilterra, il 15.6 della Francia e il 13.5 della Spagna. Le cifre però, affermano i ginecologi, sono ''comunque significative'': dei 10.375 aborti tra le under-19 nel 2008, 296 sono stati eseguiti da ragazze con meno di 15 anni. ''Il nostro impegno, a fronte di questi dati - ha commentato il consigliere Sigo, Emilio Arisi - continuerà su tutti i fronti, perché siamo convinti che l'educazione e la conoscenza siano gli unici strumenti che possono davvero mettere al sicuro gli adolescenti da gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili''.

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