La quantità minima raccomandata è 400 microgrammi al giorno, ma su come garantirla - se attraverso una dieta 'naturale' o con integratori e cibi 'fortificati' - lo scontro tra gli esperti è aperto. Si tratta della vitamina B9, o acido folico, la cui assunzione supplementare è indicata in gravidanza per la prevenzione della sfina bifida nei neonati, ma che è essenziale anche per la divisione, il funzionamento e il differenziamento cellulare. Poiché l'acido folico è contenuto soprattutto nei vegetali e in altri alimenti tipici della dieta mediterranea, nel sud d'Europa la loro carenza è meno drammatica. In America, invece, già dagli anni '90 si è gettata la spugna: inutile puntare su una corretta educazione alimentare, la quantità raccomandata non verrà raggiunta. Meglio, per gli esperti, consigliare integratori alimentari e "fortificare" molti cibi.
A sottolineare l'efficacia della 'fortificazione' dei cibi è Valeria Capra, medico dell'unità operativa di Neurochirurgia dell'istituto 'Gaslini' di Genova. "I dati dell'Iss - ricorda - indicano che otto donne italiane su dieci in età fertile non assumono dosi congrue di questa vitamina prima del concepimento. A questo va aggiunto che, nel nostro Paese, sono programmate solo la metà delle gravidanze. D'altra parte, numerosi studi americani certificano una riduzione drastica di malformazioni congenite alla nascita attraverso la massiccia fortificazione dei cibi per via sintetica: il 19% in Usa, il 40% in Canada, il 58% in Argentina". Filippo Ciantia, responsabile dei progetti di cooperazione internazionale per l'Expo 2015 di Milano, si è soffermato su un dato socio-economico: "fortificare la farina costa meno di 75 centesimi per persona all'anno e, potenzialmente, si potrebbe scendere fino a 15.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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