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Diabete, ancora scarsa l’assistenza sul territorio

Diabetologia Redazione DottNet | 07/03/2011 20:06

Le Regioni sono ancora indietro nell'assicurare un'assistenza integrata ai pazienti diabetici, a cui spesso manca la continuità assistenziale fra ospedale e territorio. E' quanto è emerso nel corso della congresso 'Prevenire le complicanze del diabete' organizzato dall'Istituto Superiore di Sanità per fare il punto sul progetto Igea per l'assistenza integrata nei pazienti con diabete di tipo 2.

 "Il progetto è ancora lontano dai propri obiettivi - conferma Marina Maggini dell'Iss, responsabile di Igea - riuscire a far lavorare insieme tutte le figure mediche legate al trattamento del diabete è richiede un cambiamento molto forte, e poche regioni ci sono già riuscite. Buoni risultati si sono avuti in Piemonte e in Emilia Romagna, dove però si è iniziato a lavorare molto prima, mentre altrove ci sono iniziative a macchia di leopardo. I pazienti inoltre non hanno ancora una buona continuità nelle cure, e manca anche una formazione adeguata per l'autogestione della malattia".

Dal congresso è emerso che i casi di diabete sono in forte crescita nel mondo, e sono necessarie anche in Italia più iniziative per la prevenzione e la cura: "L'Ue ci ha chiesto molte volte iniziative forti sul fronte delle malattie croniche - ha affermato Fiorenza Bassoli della commissione sanità del Senato - e nel nostro paese dobbiamo fare di più: basti pensare che il non aggiornamento dei Lea comporta forti difficoltà per i diabetici dal punto di vista degli screening e delle cure".

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Durante l'evento sono state presentate anche le nuove linee guida del progetto, aggiornate rispetto a quelle del 2008: fra le novità c'è la raccomandazione di cercare il diabete ogni 3 anni negli over 45 che non presentano fattori di rischio, mentre in chi ha qualche profilo preoccupante come l'obesità gli screening vanno fatti anche al di sotto di questa età.

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