Nel 90% dei casi analizzati da alcuni studi scientifici fatti in varie parti del mondo su pazienti affetti da sclerosi multipla, emerge la prevalenza della Ccsvi, cioè il restringimento delle vene giugulari che provoca un rallentamento del flusso del sangue nel cervello. Una condizione che è anche l'ipotesi alla base dello studio del professor Paolo Zamboni dell'Università di Ferrara. E' questa una delle principali conclusioni del meeting annuale della Società internazionale per le malattie neurovascolari (presieduta da Zamboni stesso) che si è chiuso a Bologna alla presenza di oltre 400 ricercatori.
''La ricerca sta andando bene perché non sono da solo. Fior di universitari ci hanno dato ragione'', ha commentato Zamboni parlando ai giornalisti. E rivolgendosi ai malati ha aggiunto: ''La speranza deve restare aperta perché c'è tanta gente che sta lavorando per loro. L'unione fa la forza''. Molte le ricerche presentate al convegno bolognese: ad esempio quella della Wayne State University del Michigan per cui la Ccsvi prevale nell'8-13% delle persone sane; lo studio curato dal professor Stefano Bastianello, che ha raccolto più di 700 casi, riscontrando una percentuale di Ccsvi dell'86% nei malati di sclerosi; la ricerca congiunta dell'Università di Buffalo e dei professori Zamboni e Fabrizio Salvi dell'ospedale Bellaria di Bologna in base alla quale l'asfissia dell'assone (la componente centrale delle cellule nervose, la cui lesione è uno degli elementi fondamentali nella sclerosi) potrebbe essere legata alla gravità dello stato di ostruzione delle vene esterne al cranio.
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