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Italiani sedentari, cuore a rischio: medici di famiglia in campo per l’autovalutazione

Cardiologia | 03/04/2011 09:59

Impiegati, funzionari, avvocati e professionisti di entrambi i generi pagano con la salute del cuore la sedentarietà forzata a cui li costringe il lavoro. Il 42% degli italiani sta seduto fino a 8 ore al giorno e il rischio per il cuore scatta dopo 6 ore attaccati alla scrivania. A quel punto la probabilità di andare incontro a infarto e ictus aumenta di circa il 20 per cento negli uomini e addirittura del 40 per cento nelle donne. Ô il ritratto di oltre 15 milioni di italiani, come sottolineano gli riuniti per il Congresso Nazionale della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC), a Genova dal 31 marzo al 2 aprile, che hanno elaborato un test di autovalutazione per i pazienti che si troverà negli ambulatori dei medici di famiglia: 10 domande per capire se le proprie abitudini e comportamenti sono a rischio di malattie cardiache.

 Il tempo libero, secondo i dati epidemiologici nazionali, non è di fatto più movimentato: un italiano su due non svolge mai un'attività fisica di grado moderato, come sarebbe raccomandato per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, e uno su cinque non cammina neppure dieci minuti una volta alla settimana. Se alla sedentarietà sul lavoro si aggiunge l'inattività fisica nel tempo libero, la probabilità di andare incontro a un evento cardiovascolare nell'arco di dieci anni aumenta addirittura di oltre il 70 per cento nelle donne e di circa il 50 per cento negli uomini. Decisamente negative per la salute del cuore anche le diete "yo-yo", che provocano continui cambiamenti di peso e portano a un aumento del 40 per cento del rischio cardiovascolare.

La SIPREC, ha spiegato Massimo Volpe, ha deciso di mettere a punto due questionari, uno dedicato ai cittadini e uno pensato per i medici, in grado di identificare in pochissimi minuti i soggetti più a rischio. I questionari saranno presto a disposizione negli ambulatori dei medici di base e consistono entrambi in dieci semplici domande, che vanno dall'età al consumo di cibi grassi e calorici, dalla familiarità per malattie cardiovascolari allo stress in famiglia o sul lavoro. Le dieci domande rivolte ai medici, invece, sono una sorta di scheda di valutazione, di veloce promemoria da tenere presente quando in ambulatorio si ha di fronte un paziente.

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Sono 3 gli italiani su 10 ad un passo dall'avere valori di glicemia, colesterolo e trigliceridi proprio a cavallo delle soglie di normalità. Lo ha dimostrato lo studio BORDERLINE, discusso durante il congresso di Genova, che ha analizzato 837 assistiti di 53 medici di base di tutta Italia. Ogni medico ha fornito i dati dei primi 20 pazienti ambulatoriali arrivati in studio nel giugno 2009. "Dalla valutazione dei valori di pressione, colesterolo, trigliceridi e glicemia raccolti emerge un quadro sconfortante: il 25-30 per cento dei partecipanti è "borderline" per la maggioranza di questi parametri. Passare dalla parte di valori decisamente oltre i limiti è molto facile e soprattutto avviene senza che il soggetto ne abbia consapevolezza, ed è per questo che i soggetti con valori "borderline" dei principali parametri clinici (peso, pressione, colesterolo "cattivo", colesterolo "buono", trigliceridi e glicemia) andrebbero considerati potenzialmente a rischio e su questi andrebbero concentrati quegli interventi di modificazione dello stile di vita semplici e a basso costo. Invece i pazienti spesso provano un senso di falsa sicurezza di fronte a parametri vicini alla norma: anche per questo è fondamentale un piccolo "esame di coscienza" periodico come quello che è offerto dal questionario di autovalutazione del rischio cardiovascolare", conclude Tocci.

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