I pazienti dei medici "tecnologici" hanno pressione e glicemia più basse, prendono meno farmaci, sono più raramente obesi o diabetici e di rado hanno avuto un infarto. Secondo i dati raccolti dallo studio Effectus, che ha coinvolto oltre mille 'camici bianchi" e poco meno di 10mila pazienti, i medici che gestiscono i dati dei loro assistiti attraverso il computer e il web sono più attenti alla valutazione del rischio cardiovascolare e più aggiornati. Ma il 27 per cento dei medici usa ancora "penna e calamaio" e segue i pazienti con una cartella clinica cartacea.
La ricerca, presentata durante il Congresso Nazionale della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec) che si è svolto a Genova nei giorni scorsi, coordinata dalla Cattedra di Cardiologia dell'Università di Roma La Sapienza presso l'Ospedale Sant'Andrea, ha coinvolto 1.078 tra medici di famiglia e specialisti cardiologi e diabetologi, sparsi su tutto il territorio nazionale, con un'età media di 50 anni e uomini nel 73 per cento dei casi. Il primo risultato è la maggiore attenzione e capacità di gestione del rischio cardiovascolare.
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
Per colmare questo vuoto, è stato realizzato il Manifesto: “Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema”
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Il documento ha affrontato il tema dell’aderenza terapeutica nei suoi diversi aspetti, sia a livello mondiale che italiano
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