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Pavia, primo trapianto di rene con donatore a cuore fermo

Urologia Redazione DottNet | 09/10/2008 10:43

Dal Policlinico San Matteo di Pavia, grazie a una nuova procedura di prelievo di organi, una speranza in più per i pazienti dializzati in attesa di trapianto. E' stato infatti eseguito con successo all'Irccs lombardo il primo trapianto di rene da donatore 'a cuore fermo', morto cioè per arresto cardiaco. L'organo è stato trapiantato a un uomo di 57 anni, in dialisi da oltre tre anni; attualmente ricoverato nell'Unità di nefrologia, dialisi e trapianto, il paziente è in buone condizioni generali.
 

L'intervento è stato effettuato dal Centro trapianti di rene del San Matteo, in collaborazione con l'Unità di nefrologia, dialisi e trapianti, ed ancora - spiegano i chirurghi in una nota della Fondazione - si stanno effettuando altri due trapianti di rene con organi prelevati con la stessa procedura 'a cuore fermo', su due riceventi in attesa di trapianto. Il programma di prelievo di organi da donatori a cuore non battente, predisposto dalla Direzione aziendale del San Matteo con il suo Centro di coordinamento donazioni e trapianti, è stato attivato in anticipo rispetto alla data prevista, per poter soddisfare la richiesta dei familiari del donatore che aveva espresso in vita la volontà di donare i propri organi dopo la morte.
Il programma, molto complesso da un punto di vista organizzativo e tecnico, è stato sviluppato in accordo con il Centro nazionale trapianti (Cnt), gli esperti medico-legali del Cnt, il Coordinamento regionale del prelievo della Lombardia e il Nord Italia Transplant.

L'obiettivo è quello di fornire nuove speranze ai numerosi pazienti in lista d'attesa: "Un'opportunità in più, e non un'alternativa alle procedure preesistenti", precisano dal San Matteo. "L'applicazione della nuova procedura - spiega Paolo Geraci, responsabile del Centro di coordinamento donazioni e trapianti - è stata attuata nel rispetto delle leggi vigenti nel nostro Paese e grazie alla collaborazione di tutti. Fino a ieri quando si fermava un cuore, in presenza di volontà di assenso da parte del soggetto, venivano generalmente prelevate cornee e tessuti ma nessun organo. Oggi, grazie a un'organizzazione che vede tutte le componenti ospedaliere allertate, si possono recuperare anche alcuni organi che vengono attentamente valutati per deciderne l'idoneità al trapianto".

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Ma come si procede? "Dopo l'arresto cardiaco, una volta accertata la morte e verificata la volontà della persona, o la assenza di opposizione dei familiari, si attivano le procedure per ridurre al massimo gli effetti dell'ischemia sulla condizione degli organi", prosegue Geraci."La tecnica chirurgica del prelievo e del trapianto è quella consolidata - precisa Massimo Abelli del Centro trapianti di rene del San Matteo - In casi come questi è però necessario avere molta esperienza ed essere molto organizzati, perché prelievo e trapianto devono essere effettuati in tempi molto rapidi. Questo è stato possibile grazie alla sintonia e alla collaborazione tra le varie unità operative".
"Sono fiero che proprio nel nostro ospedale sia stato realizzato un intervento come questo - commenta il presidente del San Matteo, Alberto Guglielmo - che apre la strada ad un'ulteriore modalità di prelievo di organi e aumenta le possibilità per chi è in attesa di trapianto. E' l'inizio di un nuovo percorso di speranza". Da parte sua, il Coordinatore regionale del prelievo-trapianto, Cristiano Martini, esprime la soddisfazione di tutti gli operatori coinvolti ogni giorno nell'attività a livello regionale, e sottolinea la valenza di un sistema organizzativo efficiente come quello del San Matteo: modello da far crescere e implementare anche presso le altre aree della Regione.
Il prelievo e il trapianto di organi da donatori cui si è arrestato il cuore (donatori a cuore fermo), è una pratica efficace e consolidata in alcuni Stati con sistemi sanitari avanzati quali, ad esempio, gli Usa, la Spagna, il Belgio, la Francia, l'Olanda e il Giappone.
 

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