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Sclerosi, dalla genetica nuove speranze di cura

Neurologia Silvio Campione | 21/05/2011 14:01

La sclerosi multipla colpisce oltre 61mila italiani e ogni anno sono circa 1800 i nuovi casi, soprattutto tra le donne. La ricerca sta lavorando a 360 gradi sulle cause, ancora non chiare della malattia che colpisce prevalentemente i giovani tra i 20 e i 40 anni, sulle terapie per consentire una qualita' vita soddisfacente ai malati e sulle prospettive per trovare la cura definitiva. E' questo l'obiettivo dell'Aism che, nel corso della Settimana Nazionale della Sclerosi Multipla, dal 21 al 29 maggio, fara' il punto sullo stato di avanzamento della ricerca, in particolare su alcuni ambiti come la genetica, le staminali, i farmaci in uso e quelli in via di approvazione.

 Il presidente del comitato scientifico dell'Aism e direttore della Clinica Neurologica dell'Universita' di Genova, Gianluigi Mancardi afferma che ''nei prossimi anni avremo le risposte che cerchiamo sul fronte delle staminali e con la ricerca sulla genetica si potra' capire con chiarezza quali sono i geni associati alla malattia e da qui indagare nelle aree di ricerca che portano a spiegare lo sviluppo della malattia''. ''La malattia e' causata per un 20-30% da una predisposizione genetica e per il restante 60-70% dipende da fattori ambientali - aggiunge Mancardi - Ma non ci sono ancora evidenze inequivocabili che ci dicano quali sono i fattori ambientali cruciali. Alcuni studi hanno concentrato i sospetti sul virus Epstein-Barr, responsabile della mononucleosi infettiva, altri sulla carenza di vitamina D, visto che il maggior numero di casi si registra nei Paesi nordeuropei.

Questo fa pensare che potrebbero essere coinvolti geni legati alla razza caucasica''. I casi, secondo i ricercatori sono in aumento negli ultimi 10 anni e i farmaci sono ancora il trattamento piu' usato. ''Ci sono farmaci di prima linea, immunomodulanti come il beta interferone che possono presentare dei lievi effetti collaterali - precisa Mancardi - . Esistono poi dei farmaci di seconda linea, gli anticorpi monoclonali e sono molto efficaci. Su questi farmaci pero' occorre prudenza, perche' e' stato dimostrato che dopo due anni di terapia alcuni pazienti (1 su 1000) hanno sviluppato una encefalopatia progressiva.

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Finora si contano nel mondo 111 casi e 6 di questi sono in Italia'' . E' un problema sul quale stanno lavorando molti gruppi di ricerca, anche perche' ''gli anticorpi monoclonali assicurano una riduzione della frequenza delle ricadute del 70% e un miglioramento della risonanza magnetica nel 90% dei casi - precisa Mancardi - . Il farmaco piu' promettente e' il natalizumab che se non avesse avuto questo effetto collaterale, avrebbe cambiato la storia della sclerosi multipla''. Ma il mondo della ricerca e' in fermento e sta per partire uno studio sulle staminali mesenchimali emopoietiche quelle prelevate dal midollo del paziente. ''E' stato dimostrato, per ora sugli animali, che con le cellule staminali mesenchimali, la malattia ha un decorso piu' favorevole - conclude Mancardi - . Lo studio partira' entro un anno e coinvolgera' team di ricerca negli Stati Uniti, in Canada, nell'Unione Europea e soprattutto in Italia, con il prof. Uccelli che coordina lo studio mondiale. In tutto saranno coinvolti un centinaio di pazienti e la sperimentazione durera' un anno. L'Aism, in maniera significativa, supporta questo studio internazionale. Un'altra ricerca e' in via di start up al San Raffaele di Milano e si concentrera' sull'uso nell'uomo delle staminali neurali, prelevate dai feti.

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