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Nuove strategie terapeutiche in grado di riparare i danni cardiaci in seguito ad infarto

Cardiologia | 10/06/2011 16:16

Esiste una proteina che risveglia alcune cellule staminali a riposo residenti nell’epicardio (la membrana che riveste la superficie esterna del cuore) trasformandole in cellule cardiache e aggiustando i danni causati da un infarto. La scoperta è stata pubblicata su Nature, ma è bene dire subito che, come molto spesso accade, per il momento l'efficacia della proteina aggiusta-cuore è stata sperimentata esclusivamente sui topi da laboratorio e prima che l'infarto, causato appositamente dai ricercatori inglesi, li colpisse. LaBritish Heart Foundation ha definito la possibilità di riparare un cuore infartuato il Sacro Graal della ricerca cardiologica, ma al tempo stesso ha sottolineato che la qualità dei risultati raggiunti sui topi difficilmente troverà una replica in ambito umano. 

Si tratta di una proteina, già usata in cardiologia, coinvolta in diversi processi nel nostro organismo, dalla crescita alla riparazione delle ferite. Nello studio inglese si è dimostrata in grado di risvegliare alcune cellule staminali dormienti presenti nell'epicardio e farle addentrare nel muscolo cardiaco dove si differenziano in cardiomiociti, gli elementi cellulari che compongono il tessuto cardiaco. «Nei topi, abbiamo osservato un aumento della frazione di eiezione (la quantità di sangue che il cuore pompa fuori dal ventricolo sinistro a ogni battito cardiaco) del 25 per cento», ha dichiarato Paul Riley, professore di cardiologia molecolare dell'University College e direttore della ricerca.

Inoltre gli studiosi britannici hanno registrato una riduzione del tessuto cicatriziale, formatosi a seguito dell'evento infartuale, con un conseguente assottigliamento delle pareti cardiache. Secondo Peter Weisberg (direttore sanitario della British Heart Foundation, che ha finanziato la ricerca) la somministrazione di timosina beta-4 non produrrebbe esattamente gli stessi effetti dimostrati sui topi anche sugli esseri umani, ma sarebbe comunque in grado di migliorarne la qualità di vita.

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«Il cuore dei pazienti che hanno subito danni cardiaci non funziona a pieno regime e stare seduti diventa come correre una maratona - dice ancora Weisberg - Se questa terapia si rivelerà efficace potrà consentire a un paziente di stare comodamente seduto anziché annaspare su una sedia».  Se, come auspicano i responsabili della ricerca, il farmaco sarà disponibile tra dieci anni, la prescrizione sarà paragonabile a quella praticata attualmente per le statine (medicine usate per prevenire i danni cardio-cerebro-vascolari nei soggetti a rischio). A un paziente che, per storia familiare o per un quadro clinico effettivo, risulti essere a rischio di infarto sarà sufficiente assumere una semplice compressa per allertare le staminali contenute nell'epicardio e rendere le eventuali riparazioni cardiache più immediate ed efficienti, riducendo in questo modo i danni permanenti.

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