Nel 1985 L'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms) aveva fissato un tetto massimo di parti cesarei che era consigliabile eseguire in un ospedale: il 15%. Oggi pero' le cose non sono piu' come allora, e gli esperti stanno pensando non tanto di fissare una nuova soglia, quanto di stabilire dei parametri per rendere il tetto 'personalizzato'. Come ha spiegato Mario Merialdi, direttore area ricerca del Dipartimento salute riproduttiva dell'Oms, dal 1985 ''sono passati diversi anni, e nel frattempo il mondo e' cambiato. Ora stiamo rivedendo questo tasso, e presenteremo una nuova indicazione al congresso mondiale di ostetricia e ginecologia che si terra' a Roma nel 2012''.
Se il tetto di cesarei sara' rivisto in rialzo o in ribasso, pero', e' presto per dirlo: ''E' difficile fare una previsione adesso - ha detto l'esperto, a margine della presentazione di un'indagine pubblicata sul settimanale Io Donna -. Questa revisione e' un lavoro che abbiamo iniziato gia' da diversi anni, abbiamo accumulato una serie di dati a livello internazionale e stiamo ancora raccogliendo dati in collaborazione con 24 Paesi del mondo. Io penso si andra' verso una raccomandazione piu' contestualizzata. Non ci sara' piu' un tasso unico, ma probabilmente una serie di metodologie che permettano ai Paesi e ai Ministeri della Sanita' di quantificare quelli che sono i tassi di taglio cesareo appropriati in diversi ospedali''. Una sorta di 'tetto personalizzato', insomma: gli ospedali che accolgono piu' casi critici, ad esempio, potrebbero avere un tetto di cesarei piu' elevato rispetto a una struttura che invece fa soprattutto parti senza complicanze. Un altro dato da considerare e' che sempre piu' donne extracomunitarie partoriscono in Italia; e loro possono avere indicazioni al parto cesareo, mediche o di tipo socio-culturale, diverse da quelle delle italiane.
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