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Indagine ginecologi su 194, ben applicata ma si può fare di più

Ginecologia Redazione DottNet | 14/10/2008 16:39

La legge 194 compie trent'anni: tempo di bilanci, che il provvedimento supera con una sufficienza piena per gli aspetti che riguardano il fronte tecnico. Lo rivelano i risultati della prima indagine nazionale sull'interruzione volontaria di gravidanza condotta dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo). La rilevazione ha preso in esame 45 centri, distribuiti equamente e bilanciati fra grande, piccola e media dimensione, che hanno effettuato da soli il 13,5% delle 127.038 interruzioni volontarie di gravidanza avvenute in Italia nel 2007.
L'applicazione concreta della norma, rivela l'indagine, è soddisfacente: positiva la presenza di mediatori culturali, garantita in tre strutture su 4, e buoni anche i tempi d'attesa, pari in media a 3,3 giorni per le urgenze e 13,7 per i casi non urgenti.
 

Una notizia rassicurante, perché si tratta di un fattore chiave per ridurre al minimo le complicanze: se a 7 settimane il rischio relativo è pari a zero, diventa uno a 8 settimane, 2 a 9, 4 a 10 e così via, raddoppiando in modo esponenziale con il trascorrere dei giorni. Resta alto, rivela inoltre l'indagine, il numero di obiettori: lo sono il 72% dei medici e il 57% dei primari, ma solo il 39,5% degli ospedali assicura la presenza di personale non obiettore disponibile per ogni turno.

Dando un voto all'applicazione della 194, gli addetti ai lavori riconoscono che esistono comunque margini di miglioramento alla sua applicazione: "In particolare - commenta Emilio Arisi, componente del direttivo nazionale Sigo e responsabile della ricerca - l'anestesia locale, indicata nelle raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), è prevista solo nel 34,2% dei centri e, nel nostro campione, è stata di fatto applicata solo nel 17,02% dei casi.

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Si privilegia, invece, l'anestesia generale, potenzialmente più rischiosa e maggiormente dispendiosa".

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