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Diabete, cambia l’approccio: arrivano le terapie personalizzate. L'epidemia peggiora

Diabetologia Redazione DottNet | 13/09/2011 15:05

C'e' diabetico e diabetico, dal giapponese che segue alla lettera le prescrizioni mediche all'italiano che sovente mixa il dettato scientifico con i consigli del vicino di casa. E sta cosi' cambiando l'approccio terapeutico che sempre piu' punta sulla terapia personalizzata, e sull'accuratezza e semplicita' delle misurazioni della glicemia del paziente. A sottolinearlo, in occasione della conferenza stampa Bayer Healthcare al 47mo Convegno europeo degli Studi sul Diabete al via a Lisbona, e' Antonio Ceriello, esperto italiano presso l'Istituto di ricerche biomediche di Barcellona e membro Amd, associazione medici diabetologi.

 "Si apre una nuova sfida per i diabetologi, il trattamento individualizzato e' una nuova filosofia che coinvolge maggiormente il paziente chiamato all'automonitoraggio fin dalla fase della pre-visita, garantisce risultati piu' efficaci, e riduce persino i costi sanitari perche' ottimizza l'uso delle strisce riducendole da 25 a 14, il quantitativo sempre rimborsato agli insulino-dipendenti da ogni Regione, anche quelle coi conti in rosso". Per il controllo degli zuccheri nel sangue i farmaci a disposizione, e i moderni glucosometri, come quello presentato nella capitale lusitana da Bayer (Contour XT blood glucose meter), hanno migliorato l'accuratezza delle misurazione, abbattendo il range di errore - e' stato sottolineato in una conferenza stampa - al 10%, l'equivalente dunque dei laboratori di analisi. L'accuratezza del monitoraggio e il fornire al medico numeri veritieri su cui far partire la cura, ha detto Margarida Jansà dell'Università di Barcellona, "non dipende solo dal glucosometro ma anche dal paziente. Mentre nel Giappone in particolare e nei paesi asiatici in genere si registra una adesione, un comportamento conforme, alle prescrizioni terapeutiche del 100%, in Europa solo la metà dei pazienti, e nei Paesi latini appena un quarto, seguono alla lettera le indicazioni del diabetologo. Molti i fattori di dispersione: lo status socio economico, lo stato emotivo del paziente, l'età, l'aspettativa di vita, il sesso, la capacità stessa di comprensione. Un recente studio in sette regioni della Spagna ha attestato, ad esempio, come solo il 58% dei pazienti si lavi le mani prima di misurarsi il glucosio. Ci sono dunque ancora tante barriere, pratiche e psicologiche, nell'ottenere una cura efficace, e il diabetologo puo' migliorare le performance solo personalizzando le terapie". Intanto secondo il nuovo Diabetes Atlas, pubblicato dalla International Diabetes Federation (IDF), l'epidemia di diabete continua a peggiorare. I dati presentati al congresso europeo degli studi di diabetologia Easd, al via oggi a Lisbona, attestano che nel 2011 il numero di malati di diabete ha raggiunto quota 366 milioni, 4,6 milioni di decessi sono collegati proprio a questa malattia, mentre la spesa complessiva per le cure del diabete ammonta a 465 miliardi di dollari.  International Diabetes Federation lancia al convegno europeo nella citta' lusitana un appello per un incremento della ricerca. Dal vertice delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili, che avrà luogo questo mese, ci aspettiamo che i leader politici pronti a sottoscrivere impegni, azioni concrete e misurabili per affrontare malattie non trasmissibili.

 In particolare sul diabete, ci sono molte sfide ed opportunità per la ricerca e lo sforzo deve coprire tipo 1, tipo 2 e diabete gestazionale, comprendendo un focus specifico sui bisogni dei paesi in basso e medio reddito (LMICs), dove ora vivono il 70% delle persone con diabete.  L'enfasi di ricerca sui modelli di maggiore cura del diabete dovrebbe essere sui metodi migliori e più economici per la diagnosi precoce, per il monitoraggio permanente, e con maggiore efficacia rispetto ai costi. Fondamentale ad esempio trovare alternative alla portata di tutti per le strisce di glicemia e siringhe, che sono proibitive nella maggior parte dei Paesi a basso e medio reddito. Abbiamo bisogno, continua il documento Idf, di sviluppare i preparati insulinici stabile per basso reddito e una dose fissa pillola combinata per gestire il diabete e altri fattori di rischio per malattie cardiovascolari e renali.  La ricerca di rafforzamento dei sistemi sanitari dovrebbero includere lo sviluppo e la valutazione di approcci per rafforzare le capacità di assistenza sanitaria, così come l'integrazione di cura del diabete e servizi con i servizi di pronto soccorso, gestione delle malattie croniche infettive e la salute materna e infantile.  Più ricerca è inoltre necessaria anche in modelli di prevenzione. In particolare, abbiamo bisogno di metodi pratici per individuare le persone ad alto rischio di tipo 2 e non diagnosticato il diabete gestazionale. IDF chiede inoltre ai governi di rendere la ricerca traslazionale una priorità al fine di trasformare i risultati di studi clinici nella prevenzione del diabete e una migliore gestione a terra in un modo che sia adeguata ai sistemi sanitari locali, culture e risorse. Abbiamo le buone evidenze che l'aumento dell'attività fisica e la dieta migliore può ritardare o prevenire il diabete tipo 2, con gli effetti benefici della durata di almeno 10 anni. Eppure resta una sfida enorme l'attuazione di questi interventi nel mondo reale. I modelli di prevenzione, conclude IDF, devono prestare particolare attenzione alle tendenze come la migrazione rurale-urbana, cambiare le preferenze alimentari, modelli di attività fisica, le politiche dei trasporti e della popolazione.

 

 

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