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FANS aumentano rischio cardiovascolare negli anziani ipertesi

Cardiologia Redazione DottNet | 28/09/2011 17:13

I pazienti anziani ipertesi e coronaropatici che fanno uso cronico di FANS a scopo analgesico hanno un rischio di significativamente aumentato di eventi cardiovascolari. A evidenziarlo è una nuova analisi post hoc dello studio INVEST (International Verapamil-Trandolapril Study), pubblicata sul numero di luglio dell'American Journal of Medicine. Gli autori dello studio, coordinati da Anthony A Bavry, della University of Florida, di Gainesville, hanno trovato in questa popolazione un significativo aumento degli outcome avversi cardiovascolari, determinato principalmente da un incremento della mortalità cardiovascolare. Secondo Bavry, intervistato da Heartwire , quest’analisi nell’ambito dello studio INVEST è particolarmente importante per la pratica clinica quotidiana perché i pazienti inclusi erano quelli tipici che si vedono nei reparti di medicina interna, geriatria, cardiologia: anziani, ipertesi e con una coronaropatia stabile.

Nel lavoro non è stata fatta distinzione tra i vari FANS utilizzati e finché non si faranno ulteriori studi, ha detto Bavry, il rischio dei FANS è da considerare "un effetto di classe" e il loro uso andrebbe evitato, preferendo un agente alternativo, come il paracetamolo. Tuttavia, ha sottolineato lo specialista, "i pazienti non devono sospendere questi farmaci di loro iniziativa, ma parlarne prima con il proprio medico”. All'interno della coorte di oltre 22mila pazienti dello studio INVEST, Bavry e i suoi collaboratori hanno identificato i pazienti che a ogni visita di controllo riferivano di prendere FANS e li hanno definiti utilizzatori cronici (882 soggetti). Per lo più, i motivi per cui i pazienti assumevano questi farmaci erano l'artrite reumatoide, l'artrosi e la lombalgia.

Li hanno quindi confrontati con i soggetti che prendevano gli antinfiammatori solo in modo intermittente (7.286 soggetti) o che non li prendevano mai (14.408) su una media di 2,7 anni e aggiustato i dati per i possibili fattori confondenti. L’outcome primario – dato dalla combinazione di mortalità per ogni causa, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale – si è verificato con una frequenza di 4,4 eventi per 100 pazienti-anno nel gruppo degli utilizzatori cronici contro 3,7 eventi per 100 pazienti-anno nel gruppo degli utilizzatori non cronici, il che equivale a un aumento del 47% del rischio nel primo gruppo rispetto al secondo (hazard ratio aggiustato 1,47; P = 0,0003).

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A determinare questo risultato è stato principalmente un aumento più che doppio del rischio di morte per cause cardiovascolari nel gruppo degli utilizzatori cronici di FANS rispetto agli utilizzatori poco frequenti o ai non utilizzatori (HR aggiustato 2,26; P < 0,0001). L'associazione non sembra essere dovuta all’ipertensione, sostengono i ricercatori, perché gli utilizzatori cronici in realtà durante il periodo del follow-up presentavano valori pressori leggermente inferiori rispetto agli altri. Bavry e i suoi collaboratori fanno notare che un panel della Società Americana Geriatria sul trattamento del dolore cronico negli anziani ha recentemente raccomandato l’utilizzo di paracetamolo come farmaco di prima linea, suggerendo di usare i FANS con estrema cautela. "I nostri risultati giustificano questa raccomandazione" scrivono gli autori. L’autore ha aggiunto che sono necessari altri studi per caratterizzare ulteriormente i rischi di questi farmaci, che sono ampiamente diffusi e i cui rischi sono forse sottovalutati. Lui e il suo gruppo stanno intanto lavorando per cercare di identificare quali siano gli agenti più dannosi sul fronte del rischio cardiovascolare.

Bibliografia: A.A. Bavry, et al. Harmful effects of NSAIDs among patients with hypertension and coronary artery disease. Am J Med 2011;124:614-620.

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