Una meta-analisi pubblicata su JAMA mostra che i farmaci anti-IL-12/23 (ustekinumab e briakinumab) utilizzati per il trattamento della psoriasi a placche non aumentano il rischio di eventi avversi cardiovascolari, nonostante dati precedenti avessero mostrato una possibile associazione. Per arrivare a tale conclusione i ricercatori hanno analizzato i dati di 22 trial che avevano arruolato complessivamente 10.183 pazienti con psoriasi. La ricerca è stata effettuata sui database del Cochrane Central Register of Controlled Trials, ClinicalTrials.gov, e Ovid MEDLINE. I criteri di inlcusione erano la randomizzazione, il controllo verso placebo, la doppia cecità. Gli studi erano stati condotti per valutare l’efficacia di due classi di farmaci, gli anti-IL-12/23, come ustekinumab (farmaco già in commercio) e briakinumab (farmaco di Abbott la cui domanda di registrazione a Ema e Fda è stata ritirata) e gli anti-TNF-alfa, come adalimumab, etanercept e infliximab. Ogni studio aveva analizzato l’effetto di uno dei medicinali rispetto al placebo.
Nella meta-analisi gli esperti hanno analizzato la frequenza degli eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE) che si erano verificati nei pazienti che avevano ricevuto almeno una dose di uno dei farmaci o del placebo. Dall’analisi è emerso che dei 3.179 pazienti trattati con gli anti-IL-12/23, 10 avevano presentato un evento avverso MACE, rispetto a nessuno dei 1474 pazienti aveva ricevuto il placebo (differenza di rischio Mantel-Haenszel 0,012 eventi/persone/anno; IC 95% −0,001 – 0,026; P =0,12).
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
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Il documento ha affrontato il tema dell’aderenza terapeutica nei suoi diversi aspetti, sia a livello mondiale che italiano
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