La psicoterapia dopo l'infarto migliora il recupero del paziente e modifica sensibilmente la sua storia clinica. Uno studio diretto dalla dottoressa Adriana Roncella, cardiologa e psicoterapeuta del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari, A.C.O. San Filippo Neri di Roma, eseguito su un gruppo di 101 pazienti affetti da infarto del miocardio acuto e trattati con angioplastica d'emergenza, dimostra come l'approccio psico-terapeutico accanto alle cure mediche standard sia veramente uno strumento fondamentale per la migliore guarigione del paziente. Lo studio e' iniziato precocemente, appena dopo una settimana dal primo infarto dei pazienti in esame. Una parte del gruppo e' stato trattato solo con terapia medica tradizionale, l'altra con terapia medica e psicoterapia breve.
La psicoterapia e' stata articolata in incontri individuali e di gruppo nell'arco di 6 mesi. I due gruppi erano simili per quanto concerne le caratteristiche cliniche e strumentali di base, i fattori di rischio cardiovascolare e le variabili psicometriche. Il follow up ha compreso controlli clinici a 6 mesi, 1 anno e 5 anni, nonche' test psicometrici (stress, esaurimento vitale, supporto sociale, depressione e qualita' della vita) a 1 anno. Questi i risultati: Il gruppo trattato anche con psicoterapia ha mostrato una minor incidenza di nuove patologie mediche e di nuovi eventi cardiaci (ricorrenza di angina, aritmie ventricolari minacciose, reinfarto, stroke, morte).
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
Per colmare questo vuoto, è stato realizzato il Manifesto: “Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema”
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Il documento ha affrontato il tema dell’aderenza terapeutica nei suoi diversi aspetti, sia a livello mondiale che italiano
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