Il web gioca un ruolo sempre più importante nei percorsi diagnostico-terapeutici seguiti dai pazienti affetti da psoriasi. Questo il risultato di uno studio effettuato nei primi sei mesi del 2011 da Demoskopea e Boto, con il sostegno di Janssen, con lo scopo di analizzare l’uso che i pazienti fanno del web in relazione ad una determinata patologia. Lo studio ha riguardato l’intero mondo virtuale: siti web, blog, forum e socia network, ed ha portato alla conclusione che i pazienti affetti da psoriasi, parlano molto diffusamente in rete di tale patologia. Oltre 760 mila risultati su Google e quasi 3.500 nuovi commenti, su oltre 280 fonti diverse.
Circa 29 milioni le pagine visitate (di cui 324 mila in italiano). Ben il 49% delle discussioni riguarda la richiesta e l’offerta di consigli su come contrastare la malattia, seguita dalla ricerca generica di informazioni (36%) e dal racconto delle esperienze personali (5%). A scambiarsi informazioni e consigli sono direttamente i pazienti (34%), mentre i pareri forniti dai medici rappresentano solo il 17%, superando di poco le indicazioni dei naturopati (12%). I medici sono inoltre considerati non esaustivi nel dare informazioni e poco inclini all’ascolto. «Il rapporto medico-paziente che emerge dal web - commenta Giampiero Girolomoni, direttore della Clinica dermatologica dell’Università di Verona - appare chiaramente conflittuale a causa della cronicità della malattia e della non costante risposta alla terapia».
Negli adolescenti la dermatite atopica è associata a un notevole carico psicologico: maggiore vulnerabilità, rabbia, ansia e insicurezza
La campagna promossa da Johnson & Johnson in partnership con APIAFCO – Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza ha l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sulla psoriasi e offrire screening gratuiti
Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Jama Dermatology e condotto presso l'Università di San Francisco su due ampi campioni di individui
L’assunzione del principio attivo Baricitinib, il primo approvato nel 2022 per i pazienti adulti con alopecia areata grave si è dimostrata ancora più efficace sui pazienti curati nella vita reale rispetto a quelli trattati negli studi registrativi
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