Secondo uno studio svedese, appena pubblicato sul Journal of the American College di Cardiology, gli uomini anziani con livelli sierici di testosterone nel quartile più alto hanno un rischio di eventi cardiovascolari a 5 anni inferiore del 30% rispetto a quelli con la testosteronemia nei tre quartili più bassi. E l'associazione resta valida anche dopo aver aggiustato i dati per i tradizionali fattori di rischio cardiovascolare ed escludendo i gli uomini che già al basale presentavano malattie cardiovascolari. L’autore senior del lavoro, Asa Tivesten, dell’Università di Göteborg, ha detto che il lavoro rappresenta un inizio importante perché gli studio fatti in precedenza avevano fornito risultati contraddittori sull’esistenza o meno di un'associazione tra livelli sierici di testosterone ed eventi cardiovascolari. “Ora sappiamo che c'è un'associazione, ma non sappiamo quali ne sono le cause" ha affermato Tivesten.
Tivesten e il suo gruppo hanno analizzato i livelli basali di testosterone in 2.416 uomini all'età di compresa tra 69 e 81 anni facenti parte della coorte dello studio prospettico di popolazione MrOS (Osteoporotic Fractures in Men Study). Hanno anche misurato la globulina legante gli ormoni sessuali (SHBG) e hanno ottenuto i dati sugli outcome clinici cardiovascolari da registri centrali svedesi. Nell’arco dei 5 anni in media di follow-up, si sono verificati 485 eventi cardiovascolari fatali e non fatali, e sia i livelli di testosterone totale e sia quelli di SHBG sono risultati inversamente correlati al rischio di eventi cardiovascolari (P = 0,009 e P = 0,012, rispettivamente). Tivesten ha spiegato che inizialmente il suo gruppo ha usato il quartile 1 (corrispondente ai livelli più bassi di testosterone sierico) come riferimento e ha confrontato gli eventi in questo gruppo rispetto a quelli nei quartili 2, 3 e 4, senza però riscontrare alcuna differenza significativa nel numero di eventi tra i primi tre quartili.
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