La vaccinazione contro il Papillomavirus umano (Hpv) è consigliata anche per i maschi, soprattutto per alcune categorie particolarmente a rischio per il contagio come gli omosessuali. Ad affermarlo sono gli esperti, pur ricordando come al momento la vaccinazione sia prevista gratuitamente in Italia solo per le bambine undicenni. "Il virus - ha spiegato Luciano Mariani, ginecologo oncologo dell'Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma, in occasione della presentazione di un Rapporto Censis sulla vaccinazione anti-Hpv - si trasmette per via sessuale e attecchisce di più tra le donne, mentre nell'uomo si manifesta in misura minore pur essendo il virus diffuso.
Negli Usa, da pochi giorni, è stata raccomandata la vaccinazione maschile proprio con gli stessi range di età di quella femminile. Quindi la popolazione maschile - ha aggiunto l'esperto – andrebbe vaccinata per una riduzione della circolazione generale del virus". Per Gianni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss), "l'obiettivo principale della strategia vaccinale è proteggere particolari gruppi di età di donne al fine di ridurre drasticamente la circolazione del virus Hpv. Ci sono però gruppi di popolazione maschile - ha sottolineato - che sono a più elevato rischio di contrarre l'Hpv e sviluppare tumori e questi potrebbero beneficiare della vaccinazione; uno di tali gruppi è sicuramente quello degli omosessuali". "Tenendo anche conto dell'attuale situazione economica di ristrettezza - ha inoltre osservato il presidente della Società italiana di igiene (Siti) Michele Conversano - i servizi vaccinali si possono però far carico di un'informazione attiva anche verso la popolazione maschile, ricordando che è disponibile un'offerta 'social price': presso le asl, cioé, la vaccinazione anti-Hpv costa un terzo rispetto al costo del vaccino in farmacia. Questa - ha concluso Conversano – è un'opportunità di sanità pubblica che i servizi vaccinali non si devono lasciare sfuggire". Bilancio positivo per i primi tre anni della vaccinazione contro il papilloma virus per la prevenzione del tumore dell'utero, visto che quasi il 65% delle adolescenti ha aderito alla campagna. E' il parere del presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Sergio Pecorelli. ''Si tratta di una vaccinazione sui generis - ha spiegato Pecorelli - nel senso che siamo abituati alle vaccinazioni per la prevenzione delle malattie infettive. In questo caso si tratta di prevenire un tumore e non si sapeva come sarebbe stata accettata''. Il presidente dell'Aifa ha spiegato che vaccinare gli adolescenti avrebbe potuto creare problemi per i genitori i quali tendono a pensare che l'attivita' sessuale avviene in eta' piu' matura. ''Ma la percentuale di risposta e' stata complessivamente buona ora - aggiunge Pecorelli - il problema e' mantenerla alta''. Ma in questi anni, spiega il responsabile dell'Aifa , l'avvio della campagna e' coincisa con una serie di fattori: la situazione economica generale, l'arrivo del virus pandemico H1N1; molti hanno messo in dubbio l'efficacia della vaccinazione nonostante l'ente americano per i farmaci Fda, quello europeo Ema e quello italiano Aifa si siano pronunciate per la sicurezza e l'efficacia. Attualmente la profilassi e' per le adolescenti; per le donne fino a 26 anni alcune Regioni hanno deciso di distribuire il vaccino tramite Asl e ospedali a prezzo 'politico' circa 1/3 del prezzo di vendita.
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