I farmaci contro il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) non aumenterebbero il rischio di eventi avversi cardiovascolari gravi nei bambini e nei ragazzi, stando ai risultati di uno studio osservazionale pubblicato pochi giorni fa sul New England Journal of Medicine. Lo studio è uno dei tre sponsorizzati dalla Fda e dall’Agency for Healthcare Research and Quality per investigare sul possibile legame tra uso dei farmaci anti-ADHD e problemi cardiovascolari nei bambini e negli adulti.
I risultati dagli altri due studi, che stanno valutando questi agenti negli adulti, saranno comunicati una volta conclusa l’analisi dei dati. I lavori avevano preso il via nel 2007, dopo che nell'anno precedente c’erano state alcune segnalazioni di casi di infarto del miocardio, ictus e morte improvvisa in bambini in terapia con questi farmaci. In seguito a questi eventi, l’Fda aveva richiesto alle aziende produttrici di mettere in guardia genitori e pazienti circa il potenziale pericolo.
Lo studio ora pubblicato sul Nejm è uno studio retrospettivo di coorte che ha identificato più di 1,2 milioni di bambini e giovani adulti di età compresa tra i 2 e i 24 anni iscritti a uno dei quattro piani di assistenza sanitaria in vigore negli Stati Uniti (Tennessee Medicaid, Washington State Medicaid, Kaiser Permanente California e OptumInsight Epidemiology) e che avevano assunto o stavano assumendo farmaci anti-ADHD oppure non ne avevano mai presi. I medicinali sotto indagine erano gli stimolanti (prodotti anfetaminici e metilfenidato) atomoxetina e pemolinea (quest’ultima non più in commercio). L’analisi dei dati ha mostrato che ci sono stati 81 eventi cardiovascolari gravi dal 1998 al 2005 nell’intera coorte (pari a un tasso di 3,1 per 100.000 persone-anno), di cui 33 morti improvvise cardiache, 9 infarti miocardici acuti e 39 ictus.
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