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Prospettive terapeutiche nell'ipertensione: nuove modalità di modulazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone

Ematologia Medical Information Dottnet | 29/11/2011 10:14

L’ European Heart Journal ha recentemente pubblicato una interessante rewiew sulle prospettive terapeutiche future per il trattamento dell’ipertensione arteriosa, una delle più diffuse patologie del nostro secolo. Circa 1 miliardo di persone nel mondo, infatti, sono affette da ipertensione. Di queste solo un terzo sanno di esserlo, e tra questi solo un terzo è trattato. Infine, solo un terzo alla metà dei pazienti trattati raggiunge un controllo pressorio ottimale. Questo è lo scenario attuale, scaturito da vari motivi: la scarsa compliance di alcuni pazienti, sia in termini di mancata assunzione della terapia farmacologica che in termini di mancato cambiamento dello stile di vita. Tra i farmaci antipertensivi già presenti sul mercato, che rappresentano una opzione valida, sono  gli antagonisti dell’aldosterone. Il blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone rappresenta di per se una delle vie più comunemente utilizzate e più efficaci nel trattamento dell’ipertensione, sia attraverso l’utilizzo degli ACE inibitori che degli antagonisti del recettore 1 dell’angiotensina (vedi table 1).

Entrambi queste classi sono infatti state dimostrate essere efficaci, oltre che nella riduzione della pressione arteriosa, anche nel migliorare l’outcome cardiovascolare e renale. Altro farmaco di recente introduzione e promettente nel trattamento dell’ipertensione, anche resistente, è l’aliskiren. Anche questo farmaco, un inibitore diretto della renina, agisce sull’inibizione del sistema renina-angiotensina-aldosterone.

Tra le nuove frontiere farmacologiche per il trattamento dell’ipertensione vanno nominati gli inibitori delle vasopeptidasi, i supplementi di renalasi e gli antagonisti dell’endotelina.

Esistono però anche approcci non farmacologici per il trattamento dell’ipertensione, soprattutto di quella resistente. Tra queste ricordiamo strategie di vaccinazione, interferenze genomiche e attivazione barorecettoriale. Ma la strategia farmacologica che appare al momento più promettente dal punto di vista clinico e che trova già applicazione in alcuni centri è quella della denervazione renale. Questa tecnica ha già mostrato di essere efficace in vari studi per il trattamento almeno a breve-medio termine dell’ipertensione resistente.

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