Gli effetti collaterali derivanti dalla somministrazione di oppioidi nei bambini, durante il periodo post-operatorio, rappresentano un motivo di grande preoccupazione. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) hanno dimostrato di ridurre efficacemente il dolore post-operatorio, ma il loro utilizzo in sostituzione degli oppioidi è ancora controverso. A tal proposito è stata effettuata una meta-analisi, pubblicata sulla rivista Anesthesia & Analgesia, con l’obiettivo di valutare l’effetto della somministrazione di FANS nei bambini, in alternativa all’utilizzo degli oppioidi.
È stata condotta una ricerca bibliografica completa al fine di identificare studi clinici riguardanti FANS e oppioidi come trattamenti analgesici post-operatori nei bambini e nei neonati. Sono stati presi in considerazione i seguenti outcomes: il consumo di oppioidi, l'intensità del dolore, nausea e vomito postoperatori (PONV), e ritenzione urinaria, valutati durante le prime 24 ore postoperatorie e la degenza nel reparto di post-anestesia (PACU). I risultati di ogni studio effettuato sono stati combinati per calcolare le odds ratio (OR) o la differenza media standardizzata (SMD), con limiti di confidenza del 95%. Sono stati analizzati 27 studi randomizzati controllati. I risultati sono stati eloquenti: la somministrazione perioperatoria di FANS riduce il fabbisogno post-operatorio di oppiacei (sia in PACU che durante le prime 24 ore postoperatorie; SMD = -0,66 [-0,84, -0,48] e -0,83 [-1,11, -0,55], rispettivamente), riduce intensità del dolore nel PACU e nausea e vomito durante le prime 24 ore postoperatorie (OR = 0,75 [0,57-0,99]), ma non e efficace nel diminuire l'intensità del dolore durante le prime 24 ore postoperatorie (OR = 0,56 [0,26-1,2]) e nausea e vomito durante il PACU (OR = 1,02 [0,73-1,44]).
Bibliografia: Bensalah T et al. A Meta-Analysis of the Use of Nonsteroidal Antiinflammatory Drugs for Pediatric Postoperative Pain. Anesthesia & Analgesia (Nov 2011)
Sin: l’alcol è una sostanza tossica e teratogena in grado di passare sempre la barriera placentare, indipendentemente dall’unità alcolica assunta o dalla frequenza di consumo o dall’epoca gestazionale e raggiunge il feto
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