I dati e gli studi di letteratura scientifica sulla sicurezza dell’anestesia-endoscopia assistita indotta mediante sedazione con propofol sono piuttosto scarsi. Un gruppo di ricercatori coordinati dal Dott. Wani ha condotto uno studio in soggetti obesi sottoposti a procedure endoscopiche avanzate (AEPs) per studiare e valutare l'associazione tra obesità (misurata come indice di massa corporea [BMI]) e la frequenza di complicanze correlate alla sedazione (SRC) in pazienti sottoposti AEPs. Lo Studio di coorte, prospettico è stato seguito in un totale di 1016 pazienti i sottoposti a procedure endoscopiche (BMI <30, 730 [72%]; 30-35, 159 [16%];> 35, 127 [12%]).
La sedazione è stata indotta con propofol da solo o in associazione con benzodiazepine e / o oppioidi. Sono stati attentamente considerati, le manovre delle vie aeree (AMS), ipossiemia, ipotensione che richiedevao l’eventuale aggiunta di vasopressori e il termine della procedura. Si è osservata 'ipossiemia nel 7,3% dei pazienti, la necessità di un’aggiunta terapeutica di vasopressori nello 0,8%, e si è indotta una cessazione anticipata dell’intervento nello 0,6% dei pazienti. L'aumento del BMI era associato ad una aumentata frequenza di manovre delle vie aeree ed ipossiemia mentre non si è osservata alcuna differenza nella frequenza di necessità di vasopressori (P = 0,254) e di cessazione anticipata delle procedure (P = 0,401).
Bibliografia: Wani S, et al. Obesity as a risk factor for sedation-related complications during propofol-mediated sedation for advanced endoscopic procedures. Jonnalagadda SS; Gastrointestinal Endoscopy 74 (6), 1238-47 (Dec 2011)
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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