Il decreto che ha dato il via libera all'ingresso in farmacia di infermieri e fisioterapisti e' ''in linea anche con il processo di liberalizzazione in atto nell'ordinamento''. Lo ha deciso il Tar del Lazio che ha respinto una serie di ricorsi con il quali associazioni di categoria, ma anche studi medici, istituti fisioterapici, laboratori di analisi cliniche, gabinetti radiologici, case di cura ed altri contestavano la legittimita' del decreto, denunciando il danno economico, nonche' affermando che le farmacie, per effetto dei nuovi compiti, di fatto assumeranno le caratteristiche proprie dell'ambulatorio medico, senza soggiacere ad autorizzazioni e controlli, e creando un'ingiustificata disparita' di trattamento e discriminazione sotto il profilo concorrenziale.
Nel precisare che le nuove prestazioni in farmacia «sono eseguite sempre in stretta aderenza alle prescrizioni impartite dal medico di base e dal pediatra di libera scelta», la III sezione quater del Tar del Lazio, sostiene, tra l'altro, che il decreto si limita «ad agevolare - si legge in una delle sentenze - l'utente nella ricerca di un fisioterapista senza essere costretto a recarsi in un ambulatorio». Il decreto contestato, poi, «non sottrae agli ambulatori competenze loro proprie, trasferendole alle farmacie», giacchè la norma «ha solo offerto al paziente la possibilità di scelta tra sottoporsi ad interventi fisioterapici a domicilio, recarsi in ambulatorio o rivolgersi a una farmacia, e quindi presso una struttura generalmente ubicata in prossimità della propria abitazione, nella quale di norma di crea un rapporto fiduciario tra cliente e farmacista».
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