Le strutture sanitarie religiose sono 'in sofferenza' per mancanza di fondi, tanto che alcune gia' sono state chiuse o ridimensionate e altre potrebbero seguirle. L'allarme viene dall'assemblea annuale dell'Aris, l'associazione Religiosa Istituti Sanitari, che si e' tenuta oggi a Roma. "La situazione e' particolarmente critica per noi che operiamo nel privato, dove e' particolarmente facile tagliare da parte delle istituzioni - ha spiegato il presidente, fratel Mario Bonora - molte realta' sono in sofferenza. Chiediamo piu' considerazione anche per la qualita' dei nostri servizi, che vanno dai grandi istituti a carattere scientifico all'assistenza agli anziani e ai disabili".
Una possibile boccata di ossigeno potrebbe venire da pagamenti piu' puntuali: "In alcuni casi, soprattutto nelle Regioni con piani di rientro, si arriva a un anno di ritardo, e questo impedisce la pianificazione, oltre a costringerci a fare i salti mortali per mantenere la qualita' dei servizi - sottolinea Nevio Boscariol, responsabile dell'ufficio Economico, Servizi e Gestionale - noi stiamo ottimizzando le spese, ma il grosso del lavoro e' fatto". Uno sforzo per aiutare le strutture religiose e' stato chiesto da monsignor Andrea Manto, direttore dell'ufficio per la Pastorale Sanitaria della Cei: "La parola d'ordine deve'essere 'equita'', ha sottolineato - solo cosi' la crisi puo' diventare un'opportunita' e non un bagno di sangue per la sanita'".
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