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Balduzzi, imminente il provvedimento sulla medicina difensiva. Stangata sui medici per il caro-polizze obbligatorie da agosto. Aumentano le vertenze contro i camici bianchi

Sanità pubblica Silvio Campione | 09/07/2012 12:46

Il ministro della Salute Balduzzi lo aveva promesso e spera di poter mantenere il suo impegno, anche se come stanno le cose appare piuttosto difficile poter varare prima dell'estate il provvedimento sulla medicina difensiva: "Avviare questa battaglia sulla medicina difensiva - afferma Balduzzi - è sinonimo di garanzia della salute del cittadino ma servirà' anche per contenere la spesa". Intanto sui medici di sta per abbattere la stangata sulle polizze: dal prossimo 13 agosto i camici bianchi saranno obbligati ad avere una valida copertura assicurativa se vogliono continuare ad esercitare la professione.

 In tutta Italia, dunque, c’è grande fermento per mettersi in regola con i principi imposti dal decreto legge emanato lo scorso anno. Il problema, tuttavia, resta la difficoltà per trovare soluzioni economicamente congrue. Nel mirino in particolare i giovani, che magari hanno anche problemi economici, quelli maggiormente colpiti dal provvedimento. Secondo l’Amami - l’Associazione per i medici accusati di malpractice ingiustamente - già da tempo alcune compagnie assicuratrici rifiutano di assicurare i medici che hanno ricevuto una richiesta di risarcimento (anche se infondata e senza seguito). Col risultato che aumentano i premi: ci sono chirurghi, soprattutto ginecologi che pagano anche trentamila euro all’anno di assicurazione. Somme analoghe le pagano i chirurghi plastici. Le cifre più basse vengono richieste ai medici di famiglia che potrebbero cavarsela con cinquecento euro all’anno. E a tutto ciò va aggiunto il fatto che molte assicurazioni stanno disdettando le polizze ad alcuni medici ospedalieri e universitari, soprattutto chirurghi,  otorini, ginecologi, ostetrici e chirurghi plastici.

La disdetta o l’incremento del premio arriva in linea di massima a causa dell’aumento dei ricorsi civili. E a gettare benzina sul fuoco ci pensa la pubblicità che diversi studi legali si fanno per accalappiare clienti col miraggio di far incassare loro un bel po’ di soldi anche per una banale unghia incarnita. Certo, anche tra i medici ci sono casi d’incapacità che vanno puniti, come accadde per esempio al giovane Scutellà che nel 2007 morì in Calabria dopo una caduta dalla giostra, come scrisse Panorama: “dopo una carambola di ospedali che rifiutavano il ricovero, ambulanze che non si trovavano, elicotteri dell'elisoccorso che non volevano saperne di alzarsi in volo dopo il tramonto. Uno strazio seguito da un nuovo strazio: un processo interminabile segnato da rinvii, scaricabarile, rimpalli di competenze”.

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A chi non è capitato di vedere manifesti che invogliano a rivolgersi ad un determinato studio, ormai anche in franchising, per chiedere danni?  E il web è pieno di queste “opportunità” per il malato che non si arrende e che magari poco esperto si lascia coinvolgere in una causa dagli esiti imprevedibili e che magari getterà fango sul medico.  Il presidente dell’Amami, il chirurgo Maurizio Maggiorotti, non ha dubbi: “il modo in cui si è diffusa la balla dei 90 morti al giorno è un esempio lampante. Era il 2004 e all'ospedale di Niguarda – ricorda il chirurgo -, in una conferenza stampa, saltò fuori una cosa teorizzata in Internet e cioè che se fossero stati veri certi dati americani allora proporzionalmente in Italia ci sarebbero una novantina di vittime al giorno dovuti a qualche errore medico o al degrado di certi ospedali o alla cattiva organizzazione di alcuni servizi. Ammesso che il dato fosse verosimile, tutto da dimostrare perché dal 2002 chiediamo inutilmente un Osservatorio sul contenzioso e sugli errori medici proprio per spazzare via le chiacchiere, si parlava genericamente di vittime: dal morto alla signora che si lagna perché si aspettava di più dall'operazione all'alluce valgo”. E così crescono i medici denunciati, assicurazioni che disdicono i contratti e sono sempre più riottose a fornire polizze. Non è un  caso che il nostro Paese resta  tra quelli ove si registra il più alto numero di medici soggetti a procedimenti per colpa professionale, nonché la nazione europea con il più alto numero di sanitari sottoposti a procedimenti penali. Ecco, dunque, perché nasce  la cosidddetta "medicina difensiva". Alla Scuola superiore universitaria Iuss di Pavia hanno chiesto a 1.392 medici di diverse specialità se avessero mai ricorso alla medicina difensiva. Ha risposto sì il 90,5%. Ovvio: i dottori che hanno già ricevuto o mettono in conto di ricevere un avviso di garanzia sono circa l'80%. Risultato: secondo un'indagine dell'Università Federico II l'iper-prescrizione di farmaci, visite e analisi costa 12,6 miliardi l'anno, cioè l'11,8% dell'intera spesa sanitaria. E’ giunto il momento che dal ministero arrivi una risposta certa al problema.

I costi della medicina difensiva

La medicina difensiva costa all'Italia 10-13 miliardi. Uno spreco che merita una svolta spiega il sottosegretario alla Salute Adelfio Elio Cardinale, che chiarisce: "La medicina difensiva è un fenomeno emergente e crescente, nato nei paesi anglosassoni e ora diffuso anche in Italia, e indica quegli accorgimenti che il medico mette in atto come scudo preventivo verso rivalse di tipo giudiziario". Ci sono due tipi di medicina preventiva: "una è di tipo passivo: il medico si astiene dall'atto sperando nell'esito positivo della natura". Quella attiva si verifica quando il medico chiede "una serie di esami inutili, pagati dalla comunità, come scudo". I costi sociali sono alti: "La medicina difensiva ha un valore pari al 10% della spesa sanitaria, ovvero 10-13 miliardi di euro. E poi ci sono specialità, prevalentemente chirurgiche, dove non si trovano medici perché le assicurazioni cominciano ad avere un costo spaventoso". La soluzione? "bisognerebbe mettere mano alla legge sull'atto medico", mai passata in Parlamento. Ma "è complicato e difficilmente realizzabile. L'altra ipotesi percorribile è ripristinare il patto medico paziente con una medicina più umana. A partire dalla revisione dei programmi di medicina" dove vanno introdotte materie specifiche in cui si spiega ai futuri camici bianchi "come considerare il malato una persona e non una cosa. Oggi nessuno insegna a questi giovani come ci si approccia con il malato. Il che riguarda saperi come la psicologia, la filosofia, la storia della medicina".

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