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La sfida delle interazioni farmacologiche

Farmaci marco venuta | 26/09/2012 10:29

Uno strumento molto innovativo per il controllo delle interazioni farmacologiche è stato di recente messo a punto in collaborazione con l'Università di Modena e Reggio Emilia (Interactions Explorer©, visibile in DEMO al sito www.drug-interactions.eu).
Quante volte capita di dover aggiungere un farmaco ad una lista di medicinali di terapie complesse, oppure di dover rapidamente decidere se è possibile associare altre medicine, erbe e prodotti di erboristeria, alimenti, o di verificare la compatibilità con droghe d’abuso, o studiare l’interazione tra farmaci e/o sostanze chimiche assunte accidentalmente...
Se medici e farmacisti conoscono bene le interazioni tra farmaci dal punto di vista farmacodinamico (cioè di come due farmaci o sostanze in una politerapia possono interagire a livello di un comune bersaglio), molto più difficile è orientarsi sulle interazioni farmacocinetiche, cioè di come siano possibili interferenze durante le trasformazioni e i passaggi di farmaci e sostanze all’interno del nostro organismo.

 

Sono diversi i fattori che complicano la possibilità di prevedere le interazioni farmacologiche legate alla farmacocinetica. Un primo elemento è la numerosità delle possibilità: tanto più è grande il numero di principi attivi utilizzati nelle polifarmacoterapie, tanto più è probabile l'eventualità di reazioni avverse dovute alle interazioni.
Un secondo elemento sono le differenze legate a sesso, età e stato di salute dell'individuo. Ancora, il fatto che le interazioni farmacologiche di tipo cinetico riguardino tre diverse fasi del metabolismo(fase 1, 2 e 3) implica che ci siano tre livelli di articolazione in cui i principi attivi possono aumentare o diminuire la loro presenza nell'organismo.
La diversa azione del metabolismo, da un lato di terminazione dell'azione farmacologica, dall'altro di attivazione - attraverso metaboliti che svolgono azione terapeutica o tossica - complica ulteriormente la lettura di quanto accade.

I fenomeni di induzione e inibizione enzimatica sono infine da considerare, assieme alle variazioni della dotazione di enzimi relativa ai polimorfismi genetici.
Il problema delle interazioni è più ampio di quanto si pensi. E' stato chiamato "Epidemia silenziosa" proprio perché è sottovalutato e non riconosciuto spesso dagli stessi medici. Un motivo di questa sottovalutazione è da ricercarsi nell'estrema complessità dei meccanismi.  Ovviamente il rischio di interazioni ed eventi avversi ad esse collegati aumenta proporzionalmente al numero di farmaci assunti.
I dati dei costi per la salute dei pazienti e delle strutture sanitarie sono impressionanti.
Secondo uno studio italiano (Congr. Naz. SIFO, 2006) i due terzi dei pazienti con almeno 4 farmaci in terapia sono esposti al rischio di eventi avversi da interazioni farmacologiche di qualsiasi gravità.
Uno studio condotto in Emilia Romagna (Gagne et al. 2008) sulle ricette pervenute in farmacia nell'anno 2004, analizzando solamente 12 coppie di medicinali considerate "pericolose" ha riscontrato circa 9.000 prescrizioni a rischio.
Il rischio aumenta anche con l'aumentare del numero di medici coinvolti nella cura del paziente. Il fatto di avere più disturbi è ovviamente un elemento facilitante l'introduzione di terapie molteplici, e spesso comporta l'intervento di diversi medici che non sempre comunicano l'un l'altro in modo adeguato. Il problema è particolarmente sentito negli anziani, che notoriamente assumono terapie complesse per vari disturbi contemporaneamente presenti, e sono più fragili e sensibili agli eventi avversi da farmaci.
Nel nostro sistema sanitario un maggiore rispetto del ruolo centrale del Medico di Medicina Generale e la risposta alle sue necessità formative permetterebbero di integrare meglio le varie prescrizioni terapeutiche e diminuire il rischio di "accumulare" terapie potenzialmente pericolose nel loro utilizzo contemporaneo. Così pure una maggiore valorizzazione dell'attività dei farmacisti permetterebbe un utile secondo livello di monitoraggio.
Quella di ricevere farmaci che insieme danno problemi rappresenta la prima causa di preoccupazione dei pazienti che accedono al sistema sanitario, ancor più di ricevere un farmaco sbagliato.
Resta il fatto che gli eventi avversi da interazioni sono prevenibili ed evitabili, e dunque devono essere un obiettivo di interventi specifici e formazione.
 

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