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Andranno i rete gli indicatori qualitativi degli ospedali italiani. Balduzzi: così sarà più semplice per medici di famiglia e pazienti decidere. Indagine Esiti, troppe criticità

Sanità pubblica Redazione DottNet | 03/10/2012 21:16

Entro pochi mesi sara' possibile consultare su un sito del ministero della salute tutti gli indicatori di qualita' degli ospedali italiani, dalla mortalita' in seguito agli interventi ai tempi di attesa per alcune operazioni specifiche. Non pagelle ne' classifiche ma notizie utili per le scelte dei cittadini. Lo ha annunciato il ministro Renato Balduzzi presentando i risultati dell'indagine Esiti per il 2012.

 Gli indicatori sono raccolti ormai da diversi anni dall'Agenas, l'agenzia Regionale per i Servizi Sanitari, e da quest'anno il programma Esiti non e' piu' sperimentale ma entra a far parte del Sistema Sanitario Nazionale, anche grazie alla possibilita' di far 'dialogare' diversi database sanitari. L'edizione 2012 ha raccolto i numeri dei 1575 ospedali italiani: ''Il nostro compito non e' dare giudizi, ma fornire strumenti ai decisori politici - ha sottolineato Carlo Perucci, direttore scientifico del programma - ma alcune considerazioni si possono fare: ad esempio gia' il fatto che da noi ci siano quasi 1600 ospedali mentre in Gran Bretagna, che ha una popolazione paragonabile, sono 387, ci deve far riflettere''.

Una rete fatta di strutture spesso piccole, con reparti oberati di lavoro accanto ad altri che invece non hanno abbastanza pazienti, e con quasi cento luoghi che si danno il nome di 'ospedale' ma ricoverano meno di dieci persone all'anno. La fotografia puntuale del sistema sanitario italiano è accessibile a decisori politici e sanitari grazie al programma Esiti del ministero della Salute, ma entro poco tempo a giudicare prestazioni e numeri degli ospedali potranno essere gli stessi futuri pazienti, con la realizzazione di un sito web dedicato. "L'obiettivo finale del lavoro che stiamo facendo è arrivare a un portale per i cittadini dove chiunque possa conoscere dati aggiornati, rendimenti, esiti degli ospedali - ha spiegato il ministro della Salute Renato Balduzzi alla presentazione del rapporto 2012 - quelle che metteremo a disposizione entro i primi mesi del 2013 non saranno classifiche, ma elementi informativi su cui medici di medicina generale e cittadini possano basare le loro decisioni". Il rapporto di quest'anno, hanno spiegato gli esperti dell'Agenas, l'agenzia regionale per i Servizi Sanitari che raccoglie ed elabora i dati, costituisce un salto di qualità rispetto al passato, soprattutto perché ha potuto incrociare i dati di diversi sistemi informatici, a partire dall'anagrafe dell'Agenzia delle Entrate.

Il risultato è un portale da cui è possibile ad esempio verificare in quali ospedali si fanno più cesarei, o la mortalità per interventi di bypass è più bassa. Se per ora l'informazione è riservata agli operatori del settore, media compresi, presto sarà pronto il portale 'semplificato' per gli utenti, sull'esempio di quelli già esistenti in Gran Bretagna o Stati Uniti: "Sapere quali sono le strutture migliori difficilmente cambia i comportamenti dei pazienti, che ad esempio se hanno un infarto non si possono certo mettere a consultare il sito - ha spiegato Carlo Perucci, direttore scientifico del programma - ma ha un forte impatto sui medici ospedalieri, che hanno a cuore la propria reputazione. Lo studio dimostra che negli ospedali dove ci si impegna è possibile ottenere risultati, come nel caso del policlinico Gemelli di Roma che in pochi anni è passato per fratture dell'anca dal 15% di pazienti operati in 48 ore nel 2008 all’attuale 72,2%.". Pur non essendo, almeno nelle intenzioni degli estensori, un tentativo di mettere in classifica le strutture italiane, il rapporto ha evidenziato diverse situazioni critiche, dalla clinica Mater Dei di Roma che fa il 91,9% di parti cesarei all'ospedale Loreto Mare di Napoli in cui solo lo 0,5% degli anziani con l'anca fratturata sono operati nelle 48 ore previste dalle linee guida. Il numero stesso di ospedali esaminati è un campanello d'allarme: "Già il fatto che da noi ci siano quasi 1600 ospedali - ha sottolineato Perucci - mentre in Gran Bretagna, che ha una popolazione paragonabile, sono 387, ci deve far riflettere".

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E' un panorama variegato quello che esce dall'indagine nazionale Esiti del ministero della Salute sulle prestazioni degli ospedali. Dai 42 indicatori scelti, applicati ai 1483 ospedali italiani con piu' di 10 dimissioni annue, emergono criticita' e buone prassi equamente distribuite sul territorio nazionale, anche se in diversi casi il sud continua ad avere i trend peggiori. Ecco alcuni esempi estrapolati dall'enorme database messo a punto, che a febbraio potrebbe essere aperto anche ai semplici cittadini. 

- PARTI CESAREI IN DIMINUZIONE Per la prima volta dopo diversi anni il numero di parti cesarei in Italia sta diminuendo, ed e' arrivato al 27,4% nel 2011 (era il 29,5% l'anno precedente). Il dato pero' non deve generare facili ottimismi: "Innanzitutto sono rimasti molti punti nascita con meno di 500 parti all'anno, il minimo per avere dei buoni esiti - ha spiegato Carlo Perucci, direttore scientifico del Programma - inoltre su questo tema c'e' una vera e propria divisione con il nord, in particolare Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, che fa pochi cesarei, e Lazio, Campania e Sicilia con valori alti". Dal punto di vista delle singole strutture quella piu' virtuosa e' l'ospedale Vittorio Emanuele II di Carate Brianza con solo il 4%, mentre il peggiore e' la clinica Mater Dei di Roma con il 91,9%, anche se l'esperto ha segnalato tassi maggiori del 60 anche in molti grandi ospedali napoletani.

- PER INTERVENTI ALL'ANCA ATTESE LUNGHE Nel caso di fratture all'anca negli anziani, ha spiegato l'esperto, e' cruciale operare entro 48 ore per evitare gravi disabilita'. Secondo la media nazionale pero' questo avviene solo nel 33% dei casi: "In Gran Bretagna hanno iniziato un programma di incentivi perche' consideravano il 78% troppo basso - sottolinea Perucci - il dato italiano e' fatto di strutture che riescono a superare l'80%, distribuite in tutta Italia, e altre con valori estremamente bassi. In questa categoria ci sono piu' ospedali del Sud, con il primato che va al Lazio".

- CHIRURGIA ONCOLOGICA, TROPPE STRUTTURE Per quanto riguarda la chirurgia oncologica il problema principale e' il 'nanismo' di molte strutture: "Secondo le linee guida internazionali un chirurgo dovrebbe fare almeno 40 interventi su tumori gastrici l'anno - sottolinea l'esperto - in Italia 690 strutture li effettuano, ma 577 ne fanno meno di 20. Poi ci sono ospedali, come l'Umberto I di Roma, dove ci sono 15 reparti di chirurgia abilitati a questo tipo di interventi".

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