Si riaccende la polemica sui farmaci generici. “Anziché tagliare sulla Sanità (cliccare qui per vedere le video interviste realizzate dalla redazione di Dottnet nel corso della manifestazione di sabato scorso a Roma), si risparmi sui farmaci: è gravissimo il ritardo nella campagna sui farmaci equivalenti e per questo chiederemo il commissariamento dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa)'', tuonano i responsabili di Federconsumatori.
''Prosegue un'intollerabile silenzio sulla questione dei farmaci equivalenti. Dopo aver introdotto la normativa che obbliga l'indicazione del principio attivo sulle ricette mediche il Governo - sottolinea l'associazione di consumatori in una nota - è rimasto in silenzio, lasciando campo libero alle leggende metropolitane ed alle falsità affermate da una vera e propria corporazione del farmaco. Quest'ultima ha avviato una campagna di disinformazione per alimentare la paura e la diffidenza dei cittadini nei confronti dei farmaci equivalenti, giungendo a definire riduttivo il potere terapeutico di tali farmaci sino a spargere il sospetto che si risparmi sui costi fruendo di una sanità di serie B''. Per questo, annuncia Federcosumatori, ''abbiamo richiesto un incontro urgente al Ministro della Salute, al fine di sollecitare una seria campagna ufficiale in grado di diffondere la conoscenza e l'uso dei farmaci equivalenti''. Il nostro Paese, ricorda l'associazione, è ancora ''fanalino di coda in Europa dal punto di vista della diffusione dei farmaci equivalenti: in Italia si attesta a circa il 15%, contro una media europea del 50% e con punte quali l'83% dell'Inghilterra. Un dato sconcertante se si pensa che, grazie ad un maggiore utilizzo di tali dispositivi, si potrebbero risparmiare oltre 600-700 milioni di Euro l'anno''. ''Chiederemo conto del perche' della totale inerzia e della grave mancanza di attenzione su tale importante questione da parte dell'AIFA e se nel caso, come a noi sembra - dichiara Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori - anche di un mutamento degli attuali vertici dell'Agenzia del Farmaco, colpevoli di questi gravi comportamenti''.
Intanto un’altra polemica, questa volta sui produttori di principi attivi, arriva da Aschinfarma: “a livello mondiale le imprese italiane che producono principi attivi e intermedi per l'industria farmaceutica sono state a lungo leader del settore, ma da qualche anno hanno dovuto cedere il primato all'India, che ha occupato quote di mercato sempre più ampie grazie ad una concorrenza ad armi diseguali'', dicono i leader dell'associazione che riunisce le aziende del settore. Mentre le case del nostro Paese producono seguendo le norme di buona fabbricazione (gmp), secondo Aschimfarma l'India e altri Paesi orientali (come la Cina) invece non lo fanno, ottenendo così costi inferiori di circa il 25%-30% rispetto alle imprese italiane. ''Da oltre un anno - rileva Gian Mario Baccalini, presidente di Aschimfarma - chiediamo che vengano effettuate ispezioni obbligatorie ai siti produttivi di aziende extra europee da parte delle autorità regolatorie. Solo l'implementazione di accordi di mutuo riconoscimento tra le autorità regolatorie puo' rendere fattibili le ispezioni obbligatorie''. Si tratta di un settore fortemente regolato, aggiunge Fabrizio Onida, docente di Economia e commercio internazionali all'università Bocconi di Milano - ritardi e incertezze pesano sui costi operativi e sulla competitività assai più del costo del lavoro, che incide meno del 20% sul valore finale dei prodotti. Perciò sarebbero auspicabili un governo delle regole e un comportamento della burocrazia non ostili alle logiche di impresa''.
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