Da un recente studio di un gruppo di ricercatori della Northwestern University Feinberg School of Medicine, di Chicago, è emerso che la ketamina, utilizzata in aggiunta a propofol durante la sedazione profonda riduce l’ipoventilazione e la necessità di manovre di salvataggio delle vie aeree. Sembrerebbe, infatti, che eserciti un effetto diretto sulla respirazione, indipendente dalla possibilità di ridurre il propofol.
Le procedure effettuate sotto sedazione profonda possono causare gli stessi rischi di morbilità e mortalità di quelli fatti in anestesia generale, per cui con la crescita degli interventi chirurgici eseguiti al di fuori delle sale operatorie, anche il numero di pazienti esposti a questi rischi è notevolmente aumentato.
Ed è proprio la depressione respiratoria ad essere una delle complicazioni più comuni per i pazienti sottoposti ad anestesia.
Alcuni studi hanno dimostrato che basse dosi di ketamina stimolano la respirazione, con un conseguente aumento della portata e della frequenza respiratoria, secondo altri, invece, potrebbe esserci un effetto benefico sulla pervietà delle vie aeree.
Proprio per questo motivo, De Oliveira, responsabile dello studio, ha condotto una ricerca randomizzata, in doppio cieco e controllata con placebo, che ha coinvolto 54 donne sottoposte a un intervento chirurgico di mastectomia al seno in anestesia locale e sedazione, dimostrando che la ketamina ha un effetto protettivo nei confronti della depressione respiratoria. La media del tempo di sedazione in cui i pazienti sono stati ipoventilati è stata inferiore per i pazienti nel gruppo ketamina, che non nel gruppo trattato con la soluzione salina.
Inoltre sono state necessarie un numero inferiore delle manovre di salvataggio.
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Blibliografia:
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