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La sanità italiana è uno dei primi collettori di corruzione. Quando il medico finisce sotto inchiesta. E c’è anche il danno erariale per il professionista che rilascia certificati senza accertare la malattia

Sanità pubblica Redazione DottNet | 10/11/2012 18:44

La sanità italiana è uno dei principali collettori della corruzione, come evidenziano i dati contenuti nel Rapporto sulla corruzione realizzato dalla Commissione sulla prevenzione del fenomeno corruttivo presieduta da Roberto Garofoli. Dal rapporto viene fuori che è la sanità il settore “maggiormente esposto al rischio di corruzione per ragioni di ordine finanziario” a causa “dell'ingente spesa pubblica, accresciuta negli ultimi due decenni, con l'aumento significativo della spesa regionale rispetto a quella dello Stato e degli enti locali”.

“Grandi quantità di denaro – precisa il documento - sono gestite con l'assunzione di decisioni amministrative, che si rinnovano frequentemente, perciò esposte ai tentativi di condizionamento illecito, che possono assumere varie forme: spese inutili, contratti conclusi senza gara, gare svolte in modo illegale, assunzioni e inquadramenti illegittimi, falsità e irregolarità nella prescrizione di farmaci e simili, inadempimenti e irregolarità nell'esecuzione dei lavori e nella fornitura di beni”. Tra i rimedi suggeriti dalla Commissione “occorre un maggior rigore nella individuazione dei requisiti per la nomina dei direttori generali, con adeguata motivazione ed elaborazione di un albo o di un elenco, tenuto dal ministero della sanità o da altra autorità nazionale, che restringerebbe la scelta delle autorità regionali tra i soggetti i cui requisiti siano stai preventivamente accertati”.

L'operazione 'camici sporchi' sembra confermare il rapporto sulla corruzione: sulla vicenda scende in campo anche il ministro della Salute Balduzzi per il quale emergono ''un aspetto brutto ma anche un altro positivo: il primo dimostra (se confermate le pesanti accuse n.d.r.) che c'è purtroppo una quota di professionisti che non sta alle regole del sistema. Il secondo aspetto è che esiste un sistema di contrasto importante che riesce a sgominare illegalità e corruzioni; e questo grazie anche al ruolo dei carabinieri del Nas''. ''La sanità - prosegue Balduzzi - è a macchia di leopardo e ci sono situazioni diverse anche nella stessa struttura'. Anche in Regioni virtuose possono annidarsi problemi: ''ma si tratta di nicchie di inefficienza, di spreco di corruzione e illegalità. Sono fenomeni marginali ma che danno preoccupazione.

Mi stupirei se non fossimo capaci di identificarli. Abbiamo un sistema che è capace di autocontrollo e in molti casi funziona''.L'operazione 'Camici sporchi' che ha portato all'arresto di nove cardiologi con una serie di accuse, tra cui associazione per delinquere e corruzione, e anche l'aver effettuato sperimentazioni cliniche senza autorizzazione, l'installazione di apparecchiature mediche, risultate anche difettose, su pazienti ignari, creazioni di falsi nelle cartelle cliniche, spese illecite a carico del Ssn, creazione di fittizie Onlus su cui far confluire somme di denaro per incentivare le sperimentazioni non autorizzate.  In sostanza, a pazienti ignari venivano impiantati dispositivi medici (stent, palloncini medicali per angioplastica) in fase sperimentale, per testarne la validità.  L'operazione ha inoltre portato alla confisca di circa 1 milione di euro depositati su conto correnti bancari. Il capitano del Nas di Parma, Angelo Balletta, riferisce ulteriori dettagli parlando anche di stent difettosi senza neanche il marchio CE. "Dei medici arrestati solo quattro sono stati prelevati a Modena, uno lavorava in una struttura sanitaria della Provincia di Bergamo e altri quattro in strutture pubbliche di Roma", precisa.  In pratica "i pazienti - spiega il capitano Balletta - si ritrovavano coinvolti in una sperimentazione clinica senza esserne a conoscenza. E senza quindi aver firmato il consenso informato". Non solo. Alcuni di questi dispositivi si sono poi rivelati "difettosi e senza neanche il marchio CE".  Delle aziende coinvolte si sa poco, a parte che sono 12 di cui 6 straniere (2 in Usa, 1 Belgio, 1 Polonia, 1 Germania, 1 Irlanda). Tra le 6 presenti sul suolo nazionale, una ha sede a Genova, una a Brescia e una a Milano. Quella dei giorni scorsi è solo l' ultima di una lunga serie di inchieste che hanno coinvolto principalmente medici.

 I casi precedenti. L'episodio più eclatante degli ultimi tempi e' quello della maxi-operazione dei carabinieri del Nas che vede indagati 67 medici - tra cui pediatri ed endocrinologi - di tutta Italia per aver prescritto farmaci ormonali con dosaggi al di sopra delle indicazioni terapeutiche pur di ricevere denaro e regali dall'azienda farmaceutica Sandoz. Nell'inchiesta condotta dai militari del Nas a meta' ottobre ci sono 80 indagati. Le accuse a vario titolo sono di associazione a delinquere, corruzione, istigazione alla corruzione, truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale (Ssn), falso. E' di pochi giorni fa anche l'operazione del Nas che ha portato alla denuncia di 4 medici per truffa all'Servizio sanitario nazionale (Ssn), in quanto percepivano illecitamente emolumenti previsti per la gestione di un' "associazione medica mista" di fatto non operante. Associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla truffa e al falso e' invece l'accusa mossa a 10 persone, tra cui dirigenti medici, per la prescrizione di apparecchiature sanitarie favorendo sempre le stesse aziende senza ricorrere alle regolari procedure pubbliche di acquisto. Il danno a carico dell'Ssn finora accertato e' di un milione e mezzo di euro. A Bari sono invece finiti in manette quattro noti ginecologi pugliesi accusati di truffa all'Ssn in quanto avrebbero diagnosticato false patologie per consentire alle loro pazienti di utilizzare a spese dell'Ssn farmaci che nella realta' venivano usati per curare l'infertilita'. Aveva poi allestito nella taverna della propria abitazione uno studio nel quale svolgeva attivita' medica non autorizzata, un ematologo di Foligno denunciato lo scorso marzo dai carabinieri del Nas per falso e truffa all'Ssn. C'era poi chi timbrava il cartellino al posto della moglie o di altri colleghi, chi d'estate andava in spiaggia, chi e' stato sorpreso a portare a spasso il cane tra i circa 50 tra medici, infermieri e impiegati dell'azienda sanitaria di Termoli-Larino accusati di truffa, falso e peculato. E' sempre di marzo il blitz del Nas sulla sanita' campana, con 13 provvedimenti cautelari contro medici e paramedici accusati di concussione, abuso d'ufficio, falso e truffa. Arresti in Campania, Toscana e Piemonte.

Rischia la complicità in danno erariale il medico di famiglia che rilascia il certificato di malattia senza aver prima accertato, attraverso visita medica, la patologia del proprio paziente. In particolar modo, quando la malattia dichiarata dall'assistito è ricorrente. A dirlo la recente sentenza 479/2012 emessa dalla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Toscana.  Il collegio dei giudici ha infatti condannato a un'ammenda di circa 10mila euro un medico di famiglia che aveva rilasciato numerose certificazioni di malattia a un paziente, dipendente pubblico, il quale le ha poi utilizzate per assentarsi dal lavoro e dedicarsi completamente alla propria squadra di calcio locale. Il curante, secondo la Corte, avrebbe di fatto "agevolato la commissione dell'illecito doloso" e la sua condotta avrebbe "portato alla conclusione di dover rifondere l'erario, ancorché in via sussidiaria, per oltre 10mila euro di danno". Nel caso in esame, ha detto la Corte, la condotta del medico di famiglia è stata "negligente"  poiché ha emesso 39 certificazioni senza mai condurre esami strumentali" . Si sarebbe dunque basato, concludono i giudici, su  "meri dati soggettivi dichiarati dal paziente che hanno lui concesso di assentarsi in maniera formalmente ineccepibile dal lavoro".

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