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Italia maglia nera per la resistenza ai batteri. Troppo uso di antibiotici, appello ai medici per limitarne la prescrizione

Infettivologia Redazione DottNet | 18/11/2012 11:27

Grazie all'uso smodato di antibiotici puntualmente denunciato da tutti i rapporti l'Italia ha il poco invidiabile primato europeo della presenza di ceppi batterici resistenti a questi farmaci. Lo affermano i dati relativi al 2011 del centro europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc), pubblicati in occasione della giornata sulla consapevolezza del problema indetta per il 18 novembre dalla Commissione Ue.

Secondo le mappe elaborate dal centro il nostro paese è ai primi posti nella percentuale di ceppi resistenti per tutti i diversi batteri monitorati, conquistando complessivamente una negativa maglia nera: per la Klebsiella, ad esempio, che provoca infezioni polmonari e urinarie e che preoccupa particolarmente le autorità, siamo secondi solo a Slovacchia e Grecia come percentuale di ceppi resistenti. Nel caso della Klebsiella resistente ai carbapenemi, l'ultima generazione di antibiotici, da noi la percentuale è tra il 25 e il 50%, in Grecia è sopra al 50% mentre nel resto del continente è inferiore all'1%. Anche per i più conosciuti Escherichia Coli e Staffilococco Aureo Resistente alla Meticillina (Mrsa) siamo sul 'podio' europeo quanto a resistenza agli antibiotici, e in controtendenza rispetto al nord del continente da noi le cifre sono in aumento. Male anche per la gonorrea. Per l'Mrsa, che è uno dei batteri principali che causano le infezioni ospedaliere, i tassi di resistenza registrati sono stabili, fatta eccezione per il sud Europa dove superano il 25%, e in questo caso ci precedono in classifica solo Portogallo e Romania: ''L'Ecdc stima in 25mila morti e oltre 1,5 miliardi di euro i costi della resistenza agli antibiotici - scrive il comunicato della Commissione - per questo ha elaborato una strategia in 12 mosse per contrastare il fenomeno''. Al primo punto dell''action plan' un'indicazione che sembra scritta proprio per l'Italia: ''Assicuratevi che gli antibiotici siano usati in maniera appropriata sia negli uomini che negli animali''.

L’Oms. Oltre la metà di tutte le medicine, inclusi gli antibiotici, sono prescritte, dispensate o vendute in modo inappropriato, mentre la metà di tutti i pazienti non assume correttamente i farmaci.

Cosa che porta ad un aumento della resistenza agli antibiotici, e di conseguenza ad una riduzione degli antibiotici ancora efficaci. Senza contare che è da 25 anni che non vengono scoperte nuove classi di antibiotici. A porre l'accento sul problema è l'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms), in occasione dell'European Antibiotic Awareness Day 2012. Gli antibiotici uccidono i batteri, ricorda l'Oms, non i virus, responsabili in 9 casi su 10 di mal di gola, e in 10 casi su 10 dell'influenza. Prendere antibiotici quando non serve indebolisce la loro capacità di lottare contro le infezioni quando serve. C'è ora maggiore consapevolezza sugli effetti di un uso eccessivo o scorretto degli antibiotici nel mondo, ma minore nei paesi dove questi farmaci sono meno regolati e possono essere acquistati senza prescrizione medica. Un problema che, secondo l'Oms, ha anche pesanti ricadute economiche: le infezioni resistenti infatti possono essere 100 volte più costose da trattare. Sono già state trovate infezioni incurabili o difficili da curare in Europa, dove ogni anno oltre 80mila persone sviluppano la tubercolosi resistente agli antibiotici, e in alcuni paesi Ue sono stati segnalati casi di gonorrea resistente alla cefalosporina. Una delle principali minacce in Europa è la diffusione di batteri sempre più resistenti agli antibiotici della famiglia dei carbapenemi, gli unici disponibili per curare malattie gravi come l'e.coli multi-resitente. Lo scorso 30 ottobre Oms Europa ha siglato un accordo con l'Istituto nazionale di salute pubblica e ambientale olandese e la Società europea di clinica microbiologica e malattie infettive, per contenere e prevenire le emergenze e il diffondersi dell'antibiotico-resistenza nella regione europea dell'Oms.

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Le iniziative.Tra le iniziative messe in campo a livello europeo, oltre all'imposizione di nuove linee guida sull'uso di antibiotici per uomini e animali e all'adozione di norme restrittive solo ai casi strettamente necessari sull'introduzione dei farmaci di ultima generazione per preservarne l'efficacia ci sono anche azioni nel campo della ricerca. Il progetto quinquennale elaborato lo scorso anno, in occasione della prima edizione della giornata, ha previsto lo stanziamento di un miliardo di euro per la ricerca di nuovi antibiotici, e i primi progetti in questo senso sono iniziati quest'anno. Assistiamo a un ritorno alla situazione vissuta fino agli anni '30 del secolo scorso, ''quando ancora non erano stati scoperti e prodotti gli antibiotici'', afferma Gian Maria Rossolini, Professore ordinario di Microbiologia Clinica presso le Università di Siena e di Firenze e Coordinatore del Comitato per lo Studio degli antibiotici AMCLI che commenta il primato negativo dell'Italia nelle antibiotico-resistenze, cioè nell'efficacia degli antibiotici nei confronti di ceppi di batteri che hanno imparato a difendersi da quei farmaci diventando immuni. ''Le cause di questo fenomeno - spiega - sono molteplici ma una è certamente l'uso inappropriato, ovvero l'abuso, che di tali prodotti viene fatto, non solo con l’eccesso di prescrizioni ma anche con l'autoprescrizione, per malattie che non debbono essere trattati con antibiotici''. Per fronteggiare questa emergenza, AMCLI (Associazione Microbiologi Clinici Italiani), in vista della Giornata Europea degli Antibiotici, promossa dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie che si è svolta domenica 18 novembre in tutta Europa, ricorda come da una parte si debba promuovere la ricerca di nuovi antibiotici che negli ultimi anni si è molto rallentata (si stima che per introdurre un nuovo antibiotico occorrano 7-10 anni di lavoro ed investimenti nell'ordine di 1 miliardo di euro) e, contemporaneamente, lanciare una campagna di educazione del pubblico. Secondo i dati disponibili, le infezioni gravi provocate da batteri multiresistenti del tipo della Klebsiella KPC sono gravate da percentuali di mortalità che variano dal 40 al 70%. Lo sviluppo di batteri sempre più resistenti a ogni tipo di antibiotico, così come una scorretta cultura di utilizzo di questi farmaci da parte di fasce sempre più ampie di popolazione hanno reso ''estremamente grave il problema della resistenze antibiotiche'', le cui conseguenze sono sempre piu' gravi sia in termini di rischi per la salute dei pazienti, sia di costi per il sistema sanitario nazionale.

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