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Ricette, così cambiano: si dovrà indicare il principio attivo anche se il medico sceglie il farmaco griffato

Sanità pubblica Redazione DottNet | 22/11/2012 15:24

Nella ricetta dovrà sempre essere indicato il principio attivo dei farmaci, anche quando il medico sceglierà comunque di prescrivere una determinata 'griffe'. E' il punto di mediazione tra Salute e Sviluppo economico raggiunto al Senato, dove la commissione Industria sta finendo di ultimare il lavoro ''istruttorio'' prima di passare, da oggi al voto dei circa 1.600 emendamenti (quasi 300 non hanno passato il vaglio dell'ammissibilità).

La querelle sui farmaci era nata con la presentazione di diversi emendamenti 'salva-griffati' (a firma di senatori di quasi tutti i gruppi) che puntavano a cancellare l'obbligo introdotto con la spending review di indicare il principio attivo in presenza di farmaci equivalenti. Una norma fortemente voluta dal ministro Renato Balduzzi, per incentivare ''la cultura del farmaco generico''. Tuttavia dal sondaggio del Centro Studi Merqurio sono emrse altre indicazioni dai medici interpellati, a favore del farmaco di marca. E dal ministero filtra infatti una certa ''soddisfazione'' per essere riusciti a mantenere il punto, anche se con una riscrittura più 'soft' della norma. Ma ad essere soddisfatto è anche il ministero dello Sviluppo economico perché, come dice il sottosegretario Claudio De Vincenti ''e' stata salvaguardata la libertà di scelta dei cittadini''. Nella riscrittura del testo, infatti, si esplicita che laddove in ricetta sia indicato un farmaco con il prezzo pari a quello di rimborso, il farmacista e' vincolato a proporre quello specifico medicinale ''fatta comunque salva la diversa richiesta del cliente''. E nella nuova formulazione viene accolta anche la proposta di abrogare di una norma che impediva alle aziende titolari di farmaci di cui e' scaduto il brevetto di 'livellare' il prezzo a quello dei medicinali equivalenti. In questo modo, viene spiegato, si azzera l'extra-sconto dell'8% sui farmaci generici a favore della filiera produttiva.

Le nuove norme del Ddl Sanità: Aggiornare i lea con il parto indolore, modifiche a ordini professionali e cure palliative. E ancora la definizione di atto medico, norme su farmaci e farmacie: sono alcune delle novita' contenute nel testo arrivato al Senato, che integra l'ex ddl Fazio sulle sperimentazioni con nuove norme del ministero della Salute che completano il decreto Balduzzi.



- LEA: l'aggiornamento riguardera' le prestazioni a favore del parto indolore anche con il ricorso a tecniche di anestesia locale e di tipo epidurale. - ORDINI: gli attuali collegi delle professioni sanitarie (infermieri, vigilatrici d'infanzia, ostetriche e tecnici radiologi) saranno trasformati in ordini professionali.

- RISCHI SANITARI: gli enti del Ssn dovranno istituire unita' operative dedicate all'individuazione dei fattori di rischio e lo studio di soluzioni per la loro gestione e superamento.

- ATTO MEDICO: la condotta del medico non e' offesa all'integrita' fisica se eseguita conformemente alle norme etiche e deontologiche e a salvaguardia del paziente.

- CURE PALLIATIVE: si amplia la sfera dei soggetti che possono operare nelle reti pubbliche o private accreditate: devono avere esperienza almeno quinquennale nel settore certificata dalla regione sulla base di criteri determinati dal Presidente del Consiglio con la Conferenza Stato-regioni.

- PERSONALE: per il 2013 si possono bandire concorsi per le assunzioni a tempo indeterminato. Maggiore flessibilita' per regioni e asl con una parziale deroga al blocco del turn over delle regioni sottoposte a piano di rientro, limitata al 25% e condizionata al raggiungimento degli obiettivi di piano.

- FARMACI: per quelli eccessivamente onerosi per il Ssn l'Aifa avviera' la ricontrattazione dei prezzi e passeranno in fascia C i farmaci per cui le aziende non sono disposte a negoziare.

- FARMACIE: si sopprime la pianta organica come strumento di programmazione del servizio farmaceutico sul territorio.

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Anziani a rischio: sbagliano le terapie. Colore, grandezza, dimensioni, scritte troppo piccole, pillole non numerate: tutti elementi di come sono confezionati i farmaci, in pillole o gocce, che mandano in confusione l'anziano. Il risultato e' che circa la meta' degli over 75, cioe' 3 milioni (su una popolazione di 6 milioni), sbaglia dosi e terapia. E' quanto emerge da una ricerca della Societa' italiana di geriatria e gerontologia (Sigg), fatta in collaborazione con Data analysis, presentata oggi al convegno della Sigg a Milano.La ricerca, conclusa a luglio 2012 su 1500 anziani con piu' di 75 anni sulla base di questionari concordati con i geriatri, si e' concentrata sul loro rapporto nella gestione con il farmaco e gli errori commessi. Il risultato e' che 3 milioni sbagliano dosi e terapia perche' non vedono bene magari quando gocce versarsi, o non si ricordano. L'indagine ha anche rilevato l'uso dei farmaci generici, scoprendo che, nonostante le campagne di sensibilizzazione fatte, solo il 30% dei 6 milioni di over 75enni conosce i generici, e circa 900mila li usa. Il resto si serve dei farmaci 'griffati', piu' costosi. La spesa media annuale del Servizio sanitario nazionale per ciascun anziano over65 e' di circa 900 euro, di cui solo il 18% (poco piu' di 100 euro) e' per i generici. A cio' si deve aggiungere la spesa privata, cioe' di tasca propria, per gli anziani che e' di 7 miliardi di euro l'anno, piu' 1 miliardo per integratori.

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