Molecole progettate e brevettate in Italia, dall'Istituto Regina Elena di Roma (Ire), rompono uno dei più pericolosi meccanismi che scatenano i tumori. Le molecole ''made in Italy'', descritte sulla rivista Cell Cycle e in via di sperimentazione su topi, spezzano il legame con cui uno dei più noti acceleratori dei tumori, la proteina P53, imprigiona e immobilizza uno dei freni della crescita tumorale, la proteina P73.
Le nuove molecole liberano la proteina P73 e riportano in circolazione questo nemico dei tumori. La prima conseguenza di questa ricerca, finanziata dall'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc) è che ''le cellule malate diventano più sensibili ai farmaci chemioterapici, che possono così essere utilizzati a dosaggi inferiori'', osserva il coordinatore della ricerca, Giovanni Blandino, responsabile scientifico del Centro di oncogenomica di Roma. Avere nuovamente in circolazione la P73 significa anche ridurre la crescita tumorale quando la malattia è conclamata o di riuscire a prevenire il tumore quando la diagnosi è precoce. La realizzazione delle molecole, chiamate 5M e innocue per le cellule sane, è il punto di arrivo di una ricerca avviata anni fa dallo stesso gruppo dell'Ire, con la scoperta del legame fra la P53 e la P73.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
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