Una ''miscela esplosiva'' di tagli e precariato in scadenza rischia di indebolire le presenze di medici, infermieri e operatori sanitari in ambulatori pubblici e corsie di ospedali. Nel servizio sanitario nazionale infatti a lavorare con contratto a tempo determinato (su un totale di 683.477 dipendenti, di cui due terzi donne) sono, secondo i dati ufficiali appena pubblicati dal Tesoro, oltre 29.500, 35.000 secondo altre stime che calcolano tutti i contratti atipici.
Contratti in aumento rispetto agli anni passati. Cosi' la Sanita', con temute ricadute sulle cure da assicurare ai cittadini, potrebbe diventare il settore simbolo del rischio del mancato rinnovo dei contratti precari, per i quali la Nidil-Cgil (Nuove identita' di lavoro, il sindacato dei lavoratori atipici) ha lanciato un allarme. Gli effetti peggiori si potrebbero vedere a partire dalla prossima estate, secondo le previsioni della Cgil Medici. Con conseguenze invitabili per il servizio ai cittadini, in particolare per tutta l'area dell'emergenza-urgenza, dal 118 al pronto soccorso, avverte l'Anaao Assomed, dove l'uso del contratto a tempo e' piu' utilizzato in tutte le regioni. Grazie ad una norma che prevede un parziale sblocco del turn over per la sanita' e alla disposizione contenuta nella legge di stabilita' che concede una proroga fino al 31 luglio 2013 per alcuni contratti precari 'storici', infatti, il servizio sanitario pubblico potra' andare avanti nei prossimi mesi, ricorda Massimo Cozza, segretario del sindacato dei camici bianchi della Cgil.
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