Per il momento sono nove i farmaci nuovi contro vari tipi di cancro la cui autorizzazione in Italia è prevista per quest'anno, dopo il via libera ottenuto negli Usa e in Europa. Sarà poi la volta di altri quattro il prossimo anno, ma solo se le autorità regolatorie europee e poi italiane avranno completato l'esame dei test. Da precisare tuttavia che nessuno di questi nuovi prodotti guarisce dal cancro, ma servono per opporsi alla sua proliferazione incontrollata rallentando le metastasi.
In pratica la sopravvivenza aumenta di qualche anno contro i pochi mesi dei trattamenti attuali per un costo che può arrivare anche a costare 60 mila euro per mese di trattamento. I tredici farmaci in arrivo (per 15 tipi di tumori perché alcuni hanno più indicazioni) hanno tutti mosso i primi passi circa una decina di anni fa grazie a collaborazioni tra cliniche e centri di ricerca universitari e industrie farmaceutiche, come quella realizzata qui tra la Novartis e il Dana Farber, un altro dei quattro istituti oncologici di Harvard. In genere si è partiti dalla scoperta di un gene la cui alterazione innesca la moltiplicazione incontrollata delle cellule. Poi si è messa a punto una molecola che riesce ad inceppare il meccanismo patologico avviato dal gene anomalo. E infine la si è provata su colture di cellule animali, umane, topi e pazienti, se le sperimentazioni precedenti erano state superate, per verificare che desse benefici e che questi fossero superiori agli effetti collaterali. Un lungo percorso che ha lasciato per strada centinaia di molecole perché hanno fallito anche una sola delle varie prove. Da Novartis è appena arrivato (dicembre 2012) l'everolimus col nome commerciale Afinitor, per il trattamento dei tumori neuroendocrini di origine pancreatica in fase avanzata. Contrasta l'attivazione aberrante del gene mTOR, alla base dello sviluppo del tumore. È il primo nuovo farmaco per questi tumori scoperto negli ultimi 30 anni. Lo stesso Afinitor, sta per essere immesso anche in Italia per il trattamento con exemestane, delle donne in post-menopausa con stato recettoriale ormonale positivo affette da carcinoma mammario tipo HER2/neu negativo, dopo recidive o progressione di malattia e dopo il fallimento della terapia ormonale con inibitori dell'aromatasi non steroidei. Signifor (nome della molecola pasireotide) invece è destinato a contrastare i tumori dell'ipofisi, dopo fallimento della chirurgia, che portano la Sindrome di Cushing, grave squilibrio ormonale potenzialmente letale e l'acromegalia, una deformazione progressiva di volto e mani.
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