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Alleanza oncologi e ginecologi per sconfiggere il tumore all’ovaio. Appello per un piano a favore delle cure

Oncologia Redazione DottNet | 04/02/2013 16:49

Favorire la creazione di veri e propri team collegiali, un numero minimo di interventi per essere indicati come centri di riferimento e la collaborazione fra le diverse strutture. Sono i punti di un documento elaborato da Aiom-SIGO-SIOG, societa' scientifiche che riuniscono oncologi e ginecologi ospedalieri, per garantire la migliore assistenza alle 4.900 italiane colpite ogni anno dal tumore all' ovaio.  Questo perche' in Italia otto diagnosi di tumore all'ovaio su 10 giungono quando il cancro e' ormai in fase avanzata. In questi casi, la sopravvivenza delle pazienti e' solo del 30%. Dato che si inverte radicalmente se la malattia viene scoperta in tempo.

 Allo stadio iniziale, infatti, la probabilita' di vincere il cancro raggiunge il 90%.  ''In Italia siamo all'avanguardia nella gestione di queste pazienti - commenta Stefano Cascinu, presidente di Aiom - ma registriamo una scarsa comunicazione fra ginecologo e oncologo e le altre figure coinvolte e non abbiamo percorsi condivisi, al contrario che per altri tumori, come quello della mammella''.  Il documento tecnico fissa competenze precise all'interno dei team di intervento. ''Abbiamo predisposto - spiega Paolo Scollo, presidente Societa' Italiana di Oncologia Ginecologica (Siog) - una serie di indicatori che le Unita' Operative di riferimento sul territorio dovranno rispettare, considerando sia il loro carico di lavoro annuale che la multidisciplinarieta'.

Ad esempio, ogni chirurgo ginecologo-oncologo dovra' trattare almeno dieci casi di carcinoma ovarico all'anno e non potranno passare piu' di 14 giorni dalla prima visita all'intervento''.  Il documento e' gia' stato consegnato alle Istituzioni sanitarie del Paese, ma verra' diffuso anche agli associati perche' possa diventare operativo a tutti gli effetti.  Il cancro dell'ovaio rappresenta il 3% del totale delle neoplasie femminili, il decimo piu' diffuso tra le donne, ma rientra tra le prime 5 cause di morte per tumore nella fascia di eta' tra i 50 e i 69 anni.

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Appello degli oncologi. Prevenire i tumori dove possibile, e impegnarsi al massimo per curare gli altri; ma anche sostenere chi gia' deve convivere con il cancro, e accelerare la ricerca per quei tumori che attualmente non hanno a disposizione alcuna cura. Sono i quattro capisaldi di un documento firmato da diversi oncologi internazionali, tra i quali Umberto Veronesi.  Il documento e' rivolto ''ai governi, ai responsabili politici e a tutti coloro che possono contribuire alla riduzione di queste morti evitabili'', ed e' diffuso in occasione della Giornata mondiale contro il cancro.  ''Il cancro non e' soltanto una delle principali cause di morte tra la popolazione mondiale - dicono gli esperti - ma e' anche tra quelle che registrano il piu' alto tasso di crescita. Secondo le stime, il numero dei nuovi casi diagnosticati ogni anno raddoppiera' nei prossimi 25 anni e raggiungera' i 22 milioni nel 2030''.  Nello specifico, gli oncologi hanno le idee ben chiare e le esplicitano per punti: sul fronte della prevenzione bisogna ''dichiarare guerra al fumo, di gran lunga la principale causa di cancro in tutto il pianeta'', ma anche ''fornire alle popolazioni le conoscenze necessarie perche' siano in grado di capire da quali tumori devono maggiormente difendersi e come ridurre il rischio di ammalarsi''.  Sul fronte della cura e' necessario ''elaborare, per i tumori piu' facilmente diagnosticabili e curabili, specifici programmi di diagnosi precoce, adatti alle esigenze locali e alle risorse disponibili'', ma anche ''garantire a tutti i malati l'accesso alle indagini diagnostiche, ai trattamenti e alle cure palliative''. A tutto questo va pero' affiancato anche il sostegno ai malati, ''per dare l'accesso a un controllo del dolore ottimale, eliminando le barriere per l'uso medico della morfina''. Infine, bisogna spingere sull'acceleratore della ricerca, per sviluppare sempre piu' ''terapie economicamente accessibili e realmente vantaggiose per i pazienti di tutto il mondo''.  E se sono chiari gli intenti degli esperti, e' chiara anche la strada tracciata per ottenerli: ''Bisogna educare i politici e l'opinione pubblica a contrastare atteggiamenti fatalistici e concezioni errate che minano la lotta al cancro; promuovere e rafforzare sistemi sanitari sostenibili e universalmente accessibili; e assicurare che tutti i Paesi abbiano una chiara strategia di controllo dei tumori, in grado di evolversi nel tempo alla luce delle esigenze e dell'esperienza''.
 

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