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A rischio la rete diabetologica italiana. Cure primarie: la Toscana sarà la regione modello. Ecco i dettagli dell’accordo e come cambia il ruolo dell’Mmg

Sanità pubblica Redazione DottNet | 05/02/2013 21:46

E’ un segnale da non sottovalutare l’allarme lanciato da Edoardo Mannucci, direttore dell'Agenzia di diabetologia dell'ospedale Careggi di Firenze: ''La rete diabetologica italiana, che ci invidiano anche all'estero ed offre un'assistenza più o meno capillare in tutto il territorio ai malati italiani, è in fase di smantellamento'', annuncia  Mannucci.  ''Negli ultimi cinque anni – spiega ancora - circa un decimo delle strutture o è stato chiuso o declassato da struttura complessa a semplice, o da semplice ad aggregata in diverse regioni. In altre è stato ridotto il personale o non viene più sostituito quando se ne va. Il rischio è che tra 10 anni questa rete non esista più e ritornino complicanze del diabete che in questi anni eravamo riusciti a combattere o ridurre. E questo per colpa dei tagli alle risorse''. Il sistema sanitario sta dunque dando i primi segnali di cedimento dovuto ai tagli che si stanno operando da anni ormai. A tutto ciò, nell’ottica di ulteriori risparmi, va aggiunta anche la riforma della medicina di base che vede in primo piano aggregazioni, Uccp e chronic care model. 

 

La prima regione ad avviare questa rivoluzione è la Toscana che farà da modello alle altre che via via introdurranno l’innovazione. Gli aspetti principali della nuova medicina di base toscana sono le Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) e delle Uccp (Unità complesse di cure primarie), l’estensione progressiva della sanità di iniziativa e del Chronic Care Model, il contenimento delle liste di attesa come si legge nell’accordo firmato  dall’assessore al diritto alla Salute, Luigi Marroni, con i rappresentanti dei medici: medici di medicina generale (o medici di famiglia), specialisti ambulatoriali, veterinari e altre professioni sanitarie ambulatoriali (biologi, psicologi, chimici).

I contratti nazionali prevedono che si possano effettuare accordi integrativi a livello regionale. Per ora la Toscana ha stipulato quelli con medici di famiglia e specialisti ambulatoriali convenzionati, mentre è in fase di definizione quello con i pediatri. Questi due accordi sono i primi in assoluto in tutta Italia stipulati a seguito delle legge Balduzzi sulle cure primarie. Entro il 31 marzo, ogni Asl stipulerà l’accordo integrativo aziendale.

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L’importanza del territorio.La delibera di riorganizzazione del sistema sanitario toscano varata lo scorso 28 dicembre affida un ruolo fondamentale all’assistenza sul territorio: per essere più vicini alla salute dei cittadini e anche per evitare i ricoveri impropri in ospedale. “Il territorio – come si legge nell’accordo integrativo regionale con i medici di famiglia – deve essere messo in grado di operare aumentando la sua capacità di intercettare, prendere in carico e dare risposta ai bisogni assistenziali dei cittadini”. Ma vediamo in che cosa consiste la riorganizzazione territoriale della medicina di base:

Aft (Aggregazione Funzionale Territoriale).Si tratta di un insieme di professionisti, tutti della stessa specializzazione, riuniti in un territorio omogeneo e coordinati da uno di loro (eletto dagli altri) che si interfaccia tra loro e l’azienda sanitaria per il governo delle cure primarie sul territorio e i rapporti con l’ospedale. Ai medici delle Aft sarà affidata la tutela della salute della popolazione di riferimento. Si prevedono circa 100 Aft in tutta la regione. Ognuna di esse avrà un bacino di circa 30.000 abitanti, circa 20-25 medici di medicina generale (Mmg) e 5-6 medici di continuità assistenziale (meglio conosciuti come guardia medica: i medici che entrano in funzione negli orari lasciati scoperti dai medici di medicina generale). In via sperimentale, i medici di continuità assistenziale potranno effettuare attività per gli anziani, i cronici, ecc. nelle ore diurne, mentre tra la mezzanotte e le 8 del mattino (ore in cui la richiesta è minore) le vere urgenze verranno affidate al 118.  Nelle Aft sarà possibile anche sperimentare la piccola diagnostica o diagnostica leggera, per esaurire quanto più possibile il problema di salute di un cittadino: questo porterà a un minor ricorso all’ospedale, inteso come diminuzione di accessi impropri al Pronto Soccorso e ricoveri impropri.

Uccp (Unità complessa di cure primarie).In Toscana si identifica con il sistema delle Case della Salute.  È un’aggregazione strutturale multi-professionale, di cui fanno parte i Mmg (ed eventualmente i pediatri di famiglia) insieme ad altri operatori del territorio: infermieri, specialisti, amministrativi, personale sociale. Opera nell’ambito dell’organizzazione distrettuale, con l’obiettivo di effettuare in maniera integrata tutte quelle attività utili ad affrontare prima di tutto la cronicità in tutte le sue varianti. La sede unica consente di offrire sul territorio un luogo riconoscibile per le necessità assistenziali dei cittadini. Attualmente le Uccp sono 20 in tutta la regione, dovrebbero salire a 30 nel 2013 e arrivare e 45-50 nel 2014.

Sanità di iniziativa.Anche questa è prevista dagli accordi. Quanto fatto finora in via sperimentale nei prossimi tre anni vedrà l’ingresso a regime per tutta la popolazione toscana, secondo il Chronic care model. Nel 2013 si prevede la copertura del 60% della popolazione, nel 2014 dell’80%, nel 2015 il 100% della popolazione toscana. I Mmg avranno degli obiettivi e verranno pagati in base ai risultati ottenuti. La sanità di iniziativa è quella che non aspetta il cittadino sulla soglia dell’ospedale (sanità di attesa), ma gli va incontro prima che le patologie insorgano o comunque si aggravino, facendo anche opera di prevenzione e di educazione. Il riferimento è il Chronic care model, basato sull’interazione tra il paziente, reso esperto da opportuni  interventi di formazione e addestramento, e il team multiprofessionale composto da Mmg, infermieri e operatori sociosanitari. La sperimentazione di questo modello, avviata nel 2009 ed estesa oggi a circa il 40% della popolazione toscana, ha dimostrato di produrre notevoli miglioramenti nella qualità dei servizi territoriali: il 67% dei pazienti intervistati in una recente indagine sulla soddisfazione degli utenti, ha dichiarato di aver riscontrato dei benefici sul proprio stato di salute da quando è stato introdotto il nuovo modello, e l’86% di essi ha rilevato  un miglioramento complessivo dell’assistenza.

Appropriatezza prescrittiva e contenimento delle liste di attesa. Per ridurre le liste di attesa della medicina specialistica, l’accordo prevede un protocollo operativo che contempla: l’aumento delle prestazioni erogate con ore aggiuntive di attività programmata (le aziende possono prevedere un pacchetto aggiuntivo di ore di cui disporre in caso di superamento dei tempi di attesa) e interventi finalizzati all’appropriatezza delle prestazioni (programmi di formazione/informazione rivolti ai medici prescrittori finalizzati alla ricerca dell’appropriatezza nella domanda specialistica).  L’accordo con i medici prevede anche l’istituzione del Centro toscano di formazione e ricerca in Medicina Generale, per la formazione pre e post-laurea, la formazione continua e la ricerca e sperimentazione in medicina generale e cure primarie.

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