Tra non molto le 18mila farmacie italiane potrebbero diventare oltre22mila, grazie al concorso per le nuove sedi. E queste nuove struttura dovranno avere dinanzi la certezza di poter operare in assoluta tranquillità su un mercato che la momento appare invece complesso. Ed è anche per questo che al governo i farmacisti Federfarma chiedono risposte con tre parole chiave: "Programmazione, Sviluppo e Concertazione". "Le 18.000 aziende farmacia, che diventeranno presto 22.000 – dice la presidente di Federfarma Racca -, devono poter contare su regole certe e stabili per essere in grado di programmare gli investimenti e avviare così il rilancio e la crescita delle proprie attività e, con queste, dare il proprio contributo alla ricostruzione economica del Paese - ma ha avvertito - è arrivato per noi il momento di essere lasciati in pace a svolgere la nostra professione, di non dover subire altre aggressioni. Anzi, sarebbe il momento di pensare ad una riorganizzazione legislativa, che coordini i precedenti interventi estemporanei, a volte in conflitto tra loro, per porre il servizio in equilibrio e con prospettive certe per alcuni principi, come: il mantenimento del presidio territoriale con la localizzazione in pianta organica della farmacia; il rispetto dell'autonomia professionale, la tutela della ruralità come forma di garanzia per i cittadini che non godono delle strutture sanitarie di prossimità".
Intanto tra non molto sarà un anno dal varo della legge 27/2012 (la legge di conversione del decreto “Cresci-Italia”, pubblicata in Gazzetta il 24 marzo di un anno fa: clicca qui per vedere la video intervista al prof. Carlo ranauto, esperto in materia) e all’appello per la pubblicazione del bando relativo alle nuove sedi mancano ancora sette amministrazioni. Altre invece hanno completato l'iter. Tuttavia le maggiori difficoltà si hanno con Bolzano e Trento dove pesa il ricorso davanti alla Corte costituzionale con cui Roma aveva impugnato un paio di mesi fa le leggi varate dalle due amministrazioni per recepire l’articolo 11 del “Cresci-Italia”. In attesa della pronuncia dei giudici, che non avverrà certo in tempi brevi, Trento non pubblicherà il bando senza la sentenza. Bolzano sarebbe meno arroccata, ma c’è un’altra difficoltà ovvero il bilinguismo: lo statuto della Provincia autonoma, infatti, impone l’uso del doppio idioma in tutti gli atti pubblici ma la piattaforma web approntata dal Ministero per l’espletamento del concorso parla soltanto italiano. L’amministrazione provinciale aveva fatto presente il problema fin dal lancio del sito ma al dicastero avevano temporeggiato senza dare rispose. Nonostante il mese scorso è partito da Bolzano la richiesta di provvedere alle traduzioni, ma dal ministero non arrivano segnali se non negli ultimi giorni quando si è detto che “la legge non impone la versione tedesca”.
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