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Infermieri, le Regioni spingono per estenderne le competenze. Sindacati medici in dubbio

Sanità pubblica Redazione DottNet | 21/02/2013 18:13

Piace all’Ipasvi (la Federazione dei collegi professionali degli infermieri), divide i sindacati dei medici, dovrà essere studiato con attenzione dai titolari per quello che può dare (o togliere) alla farmacia dei servizi. Lo si legge sul sito di Federfarma. Stiamo parlando dello schema di accordo tra Stato e Regioni sullo sviluppo delle competenze infermieristiche, approvato dal Comitato Salute e ora in attesa dell’esame finale da parte dei governatori.

 Il documento, infatti, prospetta agli infermieri nuovi spazi professionali in sei macroaree dell’organizzazione sanitaria: Cure primarie (servizi territoriali/distrettuali), emergenza-urgenza (Pronto soccorso), medicina, chirurgia, neonatologia e pediatria, salute mentale e dipendenze. Lo schema non scende nel dettaglio (come invece faceva la prima bozza, risalente alla primavera scorsa, in cui per ciascuna area erano elencati gli ambiti d’intervento) ma rimanda a successivi accordi regionali e aziendali i compiti e le funzioni che gli infermieri potranno assumere nell’ambito dei processi organizzativi delle singole Sanità regionali.  E’ forse questo il passaggio che più inquieta i sindacati medici, preoccupati per le “invasioni” di campo che in alcune Regioni si stanno già verificando (con il consenso delle amministrazioni stesse): è il caso della Toscana e dell’Emilia Romagna, dove sono in corso sperimentazioni nei dipartimenti di emergenza-urgenza che attribuiscono all’infermiere responsabilità di diagnosi e cura sui codici bianchi e verdi (a imitazione di modelli organizzativi tipici dei paesi anglosassoni). Ed è anche il caso del Veneto o della Val d’Aosta, dove invece si sono avviati sul territorio progetti che affidano all’infermiere ruoli di “case-manager” nell’ambito della cronicità che lo portano a coordinare cure e interventi in collaborazione con il medico di famiglia.

Di qui il no secco che alcuni sindacati hanno opposto allo schema d’intesa (per esempio i medici ospedalieri dell’Anaao e gli anestesisti dell’Aaroi) e le cautele con cui altre sigle hanno detto sì al documento.  E le farmacie? Che cosa potrebbe accadere alla farmacia dei servizi una volta affermatasi questa nuova figura di infermiere, che con farmacista e medico di famiglia porterebbe a tre i personaggi dell’assistenza territoriale in cerca di nuovi copioni e opportunità? «Non ci saranno conflitti con la farmacia dei servizi» assicura Annalisa Silvestro, presidente nazionale dell’Ipasvi (e candidata Pd alle politiche di domenica) «perché il futuro delle cure territoriali sta nell’integrazione: l’infermiere troverà posto nelle Uccp dei medici di famiglia (le aggregazioni complesse h12 volute dal ministro Balduzzi, ndr), ma questo non significherà la marginalizzazione delle farmacie e dei loro servizi perché rimarrà sempre la sussidiarietà. Sono per la centralità del Ssn, ma alla competizione tra pubblico e privato preferisco di gran lunga la collaborazione».

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Fonte: Federfarma

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