Piace all’Ipasvi (la Federazione dei collegi professionali degli infermieri), divide i sindacati dei medici, dovrà essere studiato con attenzione dai titolari per quello che può dare (o togliere) alla farmacia dei servizi. Lo si legge sul sito di Federfarma. Stiamo parlando dello schema di accordo tra Stato e Regioni sullo sviluppo delle competenze infermieristiche, approvato dal Comitato Salute e ora in attesa dell’esame finale da parte dei governatori.
Il documento, infatti, prospetta agli infermieri nuovi spazi professionali in sei macroaree dell’organizzazione sanitaria: Cure primarie (servizi territoriali/distrettuali), emergenza-urgenza (Pronto soccorso), medicina, chirurgia, neonatologia e pediatria, salute mentale e dipendenze. Lo schema non scende nel dettaglio (come invece faceva la prima bozza, risalente alla primavera scorsa, in cui per ciascuna area erano elencati gli ambiti d’intervento) ma rimanda a successivi accordi regionali e aziendali i compiti e le funzioni che gli infermieri potranno assumere nell’ambito dei processi organizzativi delle singole Sanità regionali. E’ forse questo il passaggio che più inquieta i sindacati medici, preoccupati per le “invasioni” di campo che in alcune Regioni si stanno già verificando (con il consenso delle amministrazioni stesse): è il caso della Toscana e dell’Emilia Romagna, dove sono in corso sperimentazioni nei dipartimenti di emergenza-urgenza che attribuiscono all’infermiere responsabilità di diagnosi e cura sui codici bianchi e verdi (a imitazione di modelli organizzativi tipici dei paesi anglosassoni). Ed è anche il caso del Veneto o della Val d’Aosta, dove invece si sono avviati sul territorio progetti che affidano all’infermiere ruoli di “case-manager” nell’ambito della cronicità che lo portano a coordinare cure e interventi in collaborazione con il medico di famiglia.
Fonte: Federfarma
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