Quella che si avvia al termine non e' stata certo la stagione migliore per il vaccino antinfluenzale. Come se non bastassero le dosi ritirate, i ritardi e la conseguente sfiducia della popolazione della fine dello scorso anno, anche i primi dati sull'efficacia, che misurata sulle due sponde dell'Atlantico non ha superato il 56%, non sono certo dei migliori, e pur rimanendo in un range che gli esperti considerano normale non contribuiscono certo a ravvivare un'immagine decisamente appannata.
La misura pubblicata dal Cdc di Atlanta e relativa a uno studio su 2600 pazienti parla di un'efficacia del 56%. Il dato non e' allarmante, spiega il comunicato dell'ente, anche se la percentuale e' piu' vicina alla parte inferiore della 'forchetta' tra il 50 e il 70% verificata nel corso degli anni: ''Questa stima ci fa capire che semplicemente abbiamo bisogno di un miglior vaccino, piu' efficace e che duri piu' a lungo - afferma Thomas Frieden, direttore del Cdc -. Anche se e' lontano dalla perfezione, quello della vaccinazione resta il miglior metodo per proteggersi dall'influenza''. L'aspetto piu' preoccupante per gli esperti americani e' la scarsa protezione dal ceppo A per gli over 65, ferma a un 9% considerato statisticamente irrilevante, anche se buona parte dei soggetti studiati non ha usato il vaccino 'potenziato' studiato specificatamente per gli anziani. Lo stesso ceppo si e' mostrato indifferente al vaccino anche al di qua dell'oceano. Lo afferma lo studio multicentrico I-Move, condotto in Germania, Irlanda, Portogallo, Romania e Spagna e pubblicato sul bollettino 'Eurosurvellance' del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). In particolare, secondo i valori stimati dallo studio, il vaccino e' stato efficace al 78,2% per l'influenza di tipo B, al 62,1% per l'influenza A(H1)pdm09, al 41,3% per l'influenza A(H3N2) e al 50,4% per tutti i ceppi influenzali.
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Fonte: simg
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