Il deposito polmonare è un fattore importante da valutare per poter trattare in maniera adeguata i pazienti asmatici, tuttavia non vi sono stati studi di confronto sul ruolo che una terapia di combinazione corticosteroidi e beta2 agonisti a lunga durata d’azione, somministrati attraverso lo stesso inhaler, avrebbe su tale fattore. Presso il Servizio di Pneumologia e Rianimazione
dell’ Hôpital de l'Hôtel-Dieu, a Parigi, uno studio su pazienti con asma da moderata a severa è stato effettuato per confrontare la terapia di combinazione di beclometasone dipropionato e formoterolo in un singolo dosatore inhaler a base di idrofluoroalcani (pMDI) con il trattamento beclometasone dipropionato mediante inalatore con propellente a base di clorofluorocarbone (CFC) e formoterolo mediante dry powder inhaler (DPI) somministrati separatamente mediante due inhaler distinti. Lo studio è stato effettuato per 24 settimane ed ha coinvolto 645 pazienti con asma da moderata a severa non controllata con trattamento regolare con corticosteroidi per inalazione.
I pazienti sono stati trattati con una combinazione fissa di beclometasone dipropionato 200mug/formoterolo 12mug bid, o con beclometasone dipropionato 500mug via CFC pMDI e formoterolo 12mug bid via DPI, o beclometasone dipropionato 500mug bid via CFC pMDI. L’outcome primario era il picco di flusso espiratorio (PEF) al mattino. Gli outcomes secondari erano funzione polmonare, sintomi d’asma, esacerbazioni e controllo dell’asma. La combinazione beclometasone dipropionato/formoterolo, somministrata con singolo inhaler o con inhaler separati, ha migliorato i valori di PEF misurati al mattino.
Esame analizza 32 proteine ed è in grado di predire chi ha più probabilità di aver bisogno di cure o di morire per queste patologie
Lo rivela un ampio studio presentato al Congresso della European Respiratory Society (ERS) a Vienna da Anne Vejen Hansen dell'Ospedale Universitario di Copenaghen
I pazienti che hanno ricevuto un trattamento diretto dallo pneumologo hanno avuto un minore utilizzo successivo dell'assistenza sanitaria per malattie respiratorie rispetto a quelli che hanno ricevuto cure abituali
Lo ha accertato uno studio internazionale in collaborazione fra l'Università francese Paris-Saclay, e quelle di Padova, Napoli Federico II e altri atenei stranieri
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