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Tumori, in arrivo radiofarmaci che localizzano la malattia

Oncologia Redazione DottNet | 08/03/2013 19:41

Localizzare i tumori, e al tempo stesso fare una diagnosi precoce di malattie neurologiche come Parkinson e Alzheimer: e' la possibilita' offerta dai nuovi radiofarmaci in arrivo, capaci di agire rilasciando una elevata dose di radiazioni, che e' come se mettessero una 'lettera scarlatta' sulle cellule malate, indicando dove intervenire. Se ne e' parlato all'XI Congresso Nazionale dell'Associazione Italiana di Medicina Nucleare e Imaging Molecolare a Torino.

I radiofarmaci sono molecole che contengono un isotopo radioattivo. Quelli usati per esami come la pet si legano a specifici bersagli nel corpo, e l'isotopo fa da tracciante marcando l'attivita' biologica dei bersagli. Al 'capostipite' di questi farmaci, il fluorodesossiglucosio (fdg), usato per le diagnosi dei tumori, stanno seguendo altre molecole, che riguarderanno anche ambiti non-oncologici. ''In fase di sperimentazione avanzata o prossimi all'approvazione - spiega Sergio Baldari, presidente del congresso - ci sono la F-colina per il cancro della prostata, la C-metionina per i tumori cerebrali, il fluoromidazolo per studiare un particolare fenomeno che si associa ai tumori resistenti alle comuni terapie, l'ipossia. Tutti questi radiofarmaci consentiranno di capire esattamente dov'e' il tumore e come si sta comportando, permettendo terapie veramente personalizzate''.

 Altri radiofarmaci pet sono utilizzati in campo non-oncologico. ''Lo stesso principio si puo' usare per altre patologie - continua -. Ad esempio la 18F-DOPA puo' individuare i primi segni del Parkinson, mentre il florbetapir permette di identificare le placche amiloidee, tipiche dell'Alzheimer. Infine, il flurpiridaz puo' essere usato per lo studio della cardiopatia ischemica associata alla coronaropatia aterosclerotica''. Accanto alle applicazioni diagnostiche, sempre piu' numerosi sono i radiofarmaci terapeutici, che oltre a scovare le singole cellule tumorali, le distruggono con la dose di radiazioni giusta, per non intaccare i tessuti sani.

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fonte: associazione italiana medicina nucleare

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