I malati di tumore potrebbero essere curati nei prossimi mesi con farmaci 'biosimilari' rispetto ai farmaci biologici griffati, il cui brevetto e' in scadenza. Ma su questi farmaci, meno cari di quelli originali, c'e' ancora poca informazione fra gli stessi oncologi italiani. Emerge da un sondaggio dell' Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), che in conseguenza di cio' avviera' dal 19 aprile, un tour informativo con nove seminari in altrettante regioni italiane. In particolare, i dati del sondaggio dicono che il 92% degli oncologi italiani utilizza farmaci biologici per i pazienti, ma solo il 24% di essi da' definizioni corrette dei 'biosimilari'.
Inoltre, il 52% degli oncologi ritiene che i biosimilari possano favorire il contenimento dei costi, ma c'e' un 39% secondo cui sarebbe piu' utile cercare risparmi in altre voci di spesa. C'e' dunque incertezza su un tema basilare per la cura dei malati di cancro. La stessa Aiom, col presidente Stefano Cascinu, lo ha reso noto, a Milano in un incontro in cui e' stata data voce anche all'Aimac (Associazione Italiana Malati di Cancro) presieduta da Francesco De Lorenzo. ''I 'biosimilari' sono, rispetto ai farmaci biologici quello che i 'generici' sono rispetto ai farmaci normali - spiega il farmacologo Michele Carruba, dell' Universita' di Milano -. Ma la loro composizione e' molto piu' complessa perche' come tutti i biologici hanno una struttura proteica e sono ottenuti mediante l' impiego di linee cellulari. Quindi l'uguaglianza con il farmaco originatore e' da escludere. Anche se - precisa - possono avere una efficacia 'similare'''. L'Agenzia europea del farmaco (Ema) ha stabilito una serie di studi preclinici e clinici per valutare la 'similarita' del farmaco rispetto all' originatore, e un piano di farmacovigilanza per tenerne sotto controllo gli effetti.
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Fonte: Aiom
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