Quasi duecento unità di cure palliative domiciliari (177), con molte 'zone grigie' soprattutto al centro-sud, e che in pochi casi rispondono a tutti i requisiti previsti dalla legge sulle cure palliative e la terapia del dolore (che oggi compie tre anni), a partire dall'assistenza h24, che non e' garantita invece nel weekend da circa il 30% delle strutture, mentre 1 su 2 non da' assistenza notturna. E' la fotografia scattata dall'Indagine sulle buone pratiche nelle cure palliative dell'Agenas (clicca qui per scaricare il rapporto completo), l'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, presentata al ministero della Salute.
Un quadro che va visto ''dal lato del bicchiere mezzo pieno'' sottolinea pero' Guido Fanelli, Coordinatore della Commissione Ministeriale sulla terapia del dolore e le cure palliative, perche' se e' vero che ''solo il 18,5% delle strutture risponde a tutti i criteri'', compresi l'h24 sette giorni su sette e l'istituzione della rete locale, e' anche vero che ''un altro 42% risponde ai criteri minimi'' dalla presenza di medici e infermieri dedicati alla messa a punto del piano assistenziale individuale (Pai) alla articolazione definita dal Piano organizzativo aziendale. ''Quindi - prosegue Fanelli - sei strutture su dieci soddisfano i criteri, e ora dobbiamo fare di tutto perche' il lavoro vada avanti''. Per prima cosa andrebbe approvato ''il regolamento sugli standard ospedalieri'' sul quale e' in corso un braccio di ferro tra governo e Regioni, perche' ''rappresenta la base per la costruzione della rete, visto che riconosce la rete per la terapia del dolore e per le cure palliative come momento assistenziale, delineandone anche i contenuti''. Nel frattempo l'Agenas ha fatto una mappatura dei centri di erogazione delle cure palliative domiciliari (i dati sono stati raccolti, su base volontaria, fino a ottobre e si riferiscono all'attivita' del 2011) con l'obiettivo di strutturare un Osservatorio permanente e anche di sviluppare, spiega Maria Donata Bellantoni ''un portare web per i cittadini''. Le strutture per l'assistenza domiciliare dei malati terminali sono per due terzi (67%) pubbliche (47% centro Asl in cui operano equipe dedicate interne e 20% centro ospedaliero/Hospice pubblico), mentre il 26% si sono qualificate come centri erogatori accreditati non profit. Delle Ucp pubbliche solo il 55% garantisce almeno i criteri minimi a fronte del 72% delle Ucp private.
Secondo il rapporto hanno aderito all’indagine 177 (su 479) Unità di offerta di Cure Palliative domiciliari (di queste, 132 con équipe dedicate), 143 realtà che forniscono supporto alla famiglia e al caregiver, 90 Unità Operative di Oncologia, Ematologia o Onco-Ematologia (d’ora in poi UO) che si occupano di Continuità delle Cure nell’ambito delle cure palliative e 8 Unità di Cure Palliative domiciliari specificamente dedicate ai malati pediatrici.
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Fonte: agenas
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