Dopo questa crisi, niente sarà più come prima. Meglio quindi che la filiera lavori di comune accordo per gestire tutti assieme il cambiamento. Questo l’invito che arriva dalla seconda giornata di lavori del meeting organizzato a Pisa da Asis, l’Associazione studi sull’industria della salute. Tema portante della sessione, le formule per far ripartire il sistema Italia. E assieme il comparto farmaceutico, che rimane l’area di maggiore competitività del Paese.
Lo ha ricordato il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi: «Il 9% degli investimenti in ricerca e sviluppo fatti in Italia vengono da noi. Siamo tra i settori che più esportano, il 65% della nostra produzione va all’estero e negli ultimi tre anni le nostre esportazioni sono cresciute del 30%». Per quanto competitiva, l’industria del farmaco non trova però in questo Paese condizioni che le consentano di crescere: «I nostri prezzi sono sempre più bassi» ha ricordato Scaccabarozzi «fatto cento per l’Italia la media dei primi cinque paesi Ue è 115. La nostra spesa farmaceutica, poi, è inferiore del 26%». Per gli esperti, i problemi da superare per rimettere in moto la nostra economia sono gli stessi di sempre: bassa competitività, burocrazia pervasiva, scarso sostegno all’innovazione. Per Ornella Barra, chief executive della divisione Pharmaceutical Wholesale di Alliance Boots, la prima cosa da fare è però mettere da parte pessimismo e vittimismi. «Basta lamentarsi e piangersi addosso» ha detto «smettiamo di pensare che per superare questa crisi dobbiamo attendere che siano altri a tirarci fuori. La filiera deve lavorare insieme per il cambiamento: nel comparto la crescita sarà trainata sempre più massicciamente dai farmaci specialistici, per terapie avviate in ospedale ma poi gestite nel territorio.
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Fonte: Federfarma
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